EDOARDO BERTA (1867-1931)
30 marzo - 12 giugno 2000
Bellinzona (Svizzera), Museo Villa dei Cedri, piazza San Biagio 9

La mostra su Edoardo Berta (1867-1931) si iscrive nel percorso attraverso l'arte svizzero-lombarda tra Ottocento e Novecento iniziato a Villa dei Cedri con le monografiche su Luigi Rossi (1985-1986), Filippo Franzoni (1990) e Adolfo Feragutti Visconti (1991).

Una scelta significativa di sue opere, senza l'ambizione di un'esposizione retrospettiva, intende ricostruire il percorso artistico di questo pittore che ha particolarmente marcato la realtà culturale ticinese sia come artista che con il suo operato in seno al Museo Storico di Lugano e alla Commissione per la conservazione dei monumenti storici ed artistici del Canton Ticino.

Principale rappresentante del divisionismo nella Svizzera italiana, aperto alla sensibilità liberty e simbolista dell'Europa fin-de-siècle, riconosciuto dalla critica d'arte sia a livello nazionale che internazionale, egli è certamente stato uno degli artisti ticinesi più conosciuti al di là delle frontiere cantonali.

Dopo il lungo silenzio che ha circondato questa figura ricca e complessa, la mostra, proponendo al pubblico una quarantina di opere e una scelta di disegni in gran parte inediti e assenti da diversi decenni da uno spazio espositivo, consente di situare la sua pittura nel contesto dell'arte lombarda, ma soprattutto di illustrare il personale apporto del pittore all'estetica divisionista.

Nato a Giubiasco il 29 marzo 1867, Berta inizia la sua formazione artistica alla scuola di disegno di Bellinzona, per frequentare a partire dal 1881 l'Accademia di Brera a Milano e l'Accademia Carrara a Bergamo. L'insegnamento del suo ultimo maestro, Cesare Tallone, marca particolarmente la ritrattistica del giovane pittore. A Milano conosce Giuseppe Pellizza da Volpedo, suo compagno di studio e di viaggi, con il quale intrattiene una sincera e profonda amicizia per più di vent'anni e che certo influenza le sue scelte stilistiche.

Con Funerale bianco (1900 ca), dopo aver essenzialmente esposto studi di paesaggio, di figura e ritratti, Berta ottiene il suo primo grande successo di critica sia in Svizzera che all'estero dove l'opera è accolta favorevolmente alla Quadriennale di Torino (1902) e all'Esposizione di Düsseldorf (1904). Il confronto con la pittura divisionista e simbolista conduce Berta a sviluppare un proprio linguaggio pittorico che troverà la sua piena espressione nelle opere di maturità. La sua sensibilità artistica, l'amore per il Ticino, per le sue tradizioni e i suoi angoli più remoti, si traduce nella rappresentazione di una natura intimamente vissuta, idilliaca, spesso investita di valenze simboliche, colta nella solitaria contemplazione dei giochi di luce nel paesaggio.

Le sue opere, giudicate dai contemporanei come l'espressione della specificità artistica ticinese, hanno occupato un posto privilegiato nel panorama artistico elvetico, portandolo ad accedere tra il 1910 e il 1917 a spazi espositivi di rilievo quali la Kunsthalle di Basilea, il Kunsthaus di Zurigo, Kunstmuseum di Berna e la Galleria Moos di Ginevra, o a figurare tra gli espositori delle Biennali di Venezia del 1920 e 1926.

Accanto alla pittura, che egli abbandona progressivamente a partire dal 1916, Berta si è impegnato per gran parte della sua vita nella valorizzazione e diffusione del patrimonio artistico cantonale e nella conservazione delle testimonianze della tradizione rurale locale, contribuendo in maniera determinante alla creazione di una coscienza artistica in Ticino.

Il catalogo della mostra, che si aggiunge alla recente pubblicazione della prima monografia sul pittore edita dalla Banca dello Stato del Canton Ticino, contiene contributi critici di Aurora Scotti, Matteo Bianchi e Cristina Sonderegger.