GUIDO BIASI. Un eretico dell'arte

23 settembre - 7 novembre 2008
Milano, Galleria Blu (Via Senato 18, tel. 02.76022404)

 

Con le mostre dedicate ai suoi cinquant’anni di attività la Galleria Blu ha illustrato quale è stata in questi decenni la sua visione e la sua filosofia dell’arte. Ai consueti settori di ricerca si è aggiunta una cura particolare rivolta a quegli artisti che hanno operato a partire dagli anni Sessanta su un versante al quale non è stata prestata finora la dovuta attenzione né dalla critica né dal mercato.

Quindi, dopo le esposizioni di Vincenzo Ferrari e di Claudio Costa, ecco ora la personale di Guido Biasi, un artista di indubbio talento, scomparso improvvisamente e prematuramente. La sua prima apparizione alla Blu risale al 1971 con una mostra personale accompagnata da uno scritto di Enrico Crispolti, seguita da altre personali nel 1974 e nel 1977, presentate rispettivamente con interventi di Vittorio Fa-gone e di Renato Barilli. Nel 1975, inoltre, presso lo Studio Palazzoli l’artista ha esposto le sue “memorie ecologiche” presentate da Miklos Varga.

Questa esposizione reca il titolo “un eretico dell’arte”, che trae origine dalle parole stesse dell’artista: “Io sono, come artista, un eretico. Si tratta di un’eresia di concezione. Eretico è lo spirito della mia pittura, eretica ne è l’atmosfera. Eretici sono il colore, lo spazio (euclideo), la tecnica che im-piego (tradizionale), la tematica (figurativa) ecc. Eppure la mia pittura è moderna”. Infatti, l’opera di Biasi nelle sue svariate fasi - compresa quella surrealista (partecipò a New York all’Esposizione Internazionale del Surrealismo nel 1960) - mantiene un’unità stilistica esemplare, cui soltanto un vero eretico dell’arte poteva dare vita. La sua posizione singolare nella dialettica artistica gli ha meritato tra l’altro l’ospitalità allo Stedelijk Museum di Amsterdam nel 1969.

In questa esposizione si presentano vari cicli del lavoro dell’artista attraverso venti opere parti-colarmente importanti e significative di ciascun periodo: a cominciare dagli anni del “movimento nuclea-re”, attraverso le “mnemoteche” fino alle “museologie”. Con le “mnemoteche” del 1970 l’artista si occu-pava prevalentemente della memoria come immensa fototeca mentale di “immagini citate” e di “immagini immaginate” - queste ultime come rappresentazioni mentali del tutto virtuali, le prime correlate a qualcosa di reale, di vissuto. Nelle “museologie”, opere in cui il museo in sé è il tema di riferimento, l’artista indaga il rapporto linguaggio-realtà esterna, manipolando forme e stili inerenti la storia dell’arte: la tela diventa la sala di un museo dedicato all’interpretazione comparata dei modi espressivi dell’arte nelle loro dinamiche. Opera esemplare di questo periodo è Museologia del 1976 presente in mostra e già esposta nella XXXVIII Biennale di Venezia del 1978.

La mostra, che si inaugura lunedì 22 settembre alle ore 21, resterà aperta fino al 7 novembre 2008, nei giorni feriali dalle 10 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19, sabato soltanto dalle 15.30 alle 19; chiu-sa domenica e festivi.

Nota biografica
Nato a Napoli nel 1933, Guido Biasi si forma al Liceo artistico e all’Accademia di Belle Arti della sua città. A partire dal 1954 partecipa al Movimento di Pittura Nucleare e nel 1957 firma, con Colucci, Manzoni, Sordini e Verga, “Il manifesto per la pittura organica” e nello stesso anno redige il “Manifesto di Albisola Marina” firmato dagli stessi artisti.
L’anno successivo, con Luca (Luigi Castellano), Del Pezzo, Di Bello e Fergola, partecipa alla formazione di “Gruppo ‘58” di cui redige il manifesto.
Dal 1959 collabora con la rivista “Documento sud” e, successivamente, con “Linea sud”.
Nel 1960 si trasferisce a Parigi in modo definitivo anche se le sue opere continuano a essere proposte in Italia. Nei primi anni della sua vita parigina partecipa alle attività del gruppo “Phases” e collabora con l’omonima rivista così come con la rivista “Edda” pubblicata a Bruxelles. A partire dal 1968 torna, però, spesso a Milano anche per lunghi soggiorni. Muore a Parigi nel 1983.
L’elenco della sue mostre personali documenta un’attenzione al suo lavoro da parte di gallerie di tutta Europa, fin dai primissimi anni Sessanta. Lo troviamo da subito a Basilea, Francoforte, Amburgo, Colonia, Londra, Parigi. Nel 1964 è a New York. Quindi, per rimanere alle presenze all’estero, ecco ancora Bruxelles, Amsterdam, Stoccolma, Grenoble, Malmoe, Bourges, Châteauroux, ecc.
In Italia, oltre alle mostre che hanno toccato le città più importanti e le gallerie più attente di quegli anni, possiamo ricordare le sue partecipazioni al Premio Lissone (1965 e 1967), alla Biennale di Venezia (1972 e 1978), alla Quadriennale di Roma (1972). Significativi dell’interessante periodo di ricerca della prima metà degli anni Settanta, sono anche l’invito alla Biennale Internazionale di San Paolo del Brasile (1972) e al XXV Salone della Giovane Pittura di Parigi (1974).
Su di lui hanno scritto in Italia i critici più qualificati, da Crispolti a Barilli, Fagone, Schwarz, Menna, Sanguineti, Caramel e Mario De Micheli.