DALL'ACCADEMIA ALL'ATELIER. Pittori tra Brera e il Canton Ticino nell'Ottocento

14 settembre - 26 novembre 2000

Pinacoteca Züst - Rancate

Nel corso degli ultimi anni sono state dedicate numerose rivisitazioni dell'opera degli artisti ticinesi operanti nell'Ottocento. In ciascuna di tali occasioni è stato evidenziata come una costante del percorso formativo dei pittori la loro frequentazione dei corsi dell'Accademia di Brera in Milano. La ricostruzione dell'itinerario svolto dagli allievi all'interno della istituzione accademica, l'analisi dei rapporti che univano gli allievi ai maestri e, quindi, le motivazioni che hanno indirizzato i primi ad affrontare determinate tematiche - dal ritratto alla scena storica a quella di genere - non sono tuttavia mai state esaminate e ricomposte in un quadro unitario.
La rassegna, che fa seguito ad un attento lavoro di indagine scientifica sui documenti d'archivio conservati presso l'Accademia di Brera, intende identificare i meccanismi culturali che governavano questi rapporti esplicitandoli attraverso una campionatura qualitativamente significativa di opere di pittura. Fin dalla sua fondazione l'Accademia di Belle Arti, situata nel palazzo di Brera, ha goduto di un consistente prestigio, dovuto alla presenza di alcuni tra i più qualificati artisti del momento come insegnanti delle varie discipline, ma anche a metodi didattici tra i più innovativi e rispondenti in modo adeguato alle esigenze della società moderna. Durante gli anni di studio gli allievi acquisivano una solida professionalità che avrebbe consentito loro di affrontare le richieste provenienti da ogni tipo di committenza, da quella privata a quella istituzionale. Per i giovani artisti inoltre, costituivano un forte richiamo le rassegne annuali visitate anche da un pubblico colto e abbiente e recensite dalla pubblicistica più impegnata. Le mostre rappresentavano quindi nello stesso tempo un'occasione di reciproco confronto tra i maestri e gli allievi, questi ultimi riconosciuti come "scuola" proprio in tale sede.
Il percorso effettuato dagli allievi era scandito da tappe obbligate, a partire dalla frequentazione dei corsi di figura disegnata e di prospettiva, che erano insegnamenti basilari; successivamente le scelte si indirizzavano verso le scuole di pittura, di paesaggio e di scultura. Un ulteriore momento di elaborazione formale consisteva nei concorsi istituiti dalla Accademia stessa, i soggetti dei quali erano ispirati al repertorio della storia sacra e, soprattutto, a quello delle vicende storico-letterarie, in sintonia con gli ideali romantici della cultura europea della prima metà dell'Ottocento. Tale era l'orientamento della scuola di pittura - affidata a Luigi Sabatelli e a Francesco Hayez - in cui si distinsero Abbondio Bagutti, Antonio Rinaldi e Bernardino Pasta, per non ricordare che alcuni nomi. Dopo il 1848, a corollario dei concorsi istituzionali fiorirono anche quelli di fondazione privata, il più noto dei quali divenne ben presto il Premio Mylius, rivolto alla pittura di animali e a quella di genere con le quali si cimentarono anche gli artisti ticinesi, come Luigi Chialiva e Ambrogio Preda. Il rapporto di parentela che unì Angelo Trezzini, oriundo di Astano, con Domenico e Gerolamo Induno fu inoltre determinante per l'assimilazione dell'accezione della pittura di genere formulata dai due fratelli pittori anche da parte degli artisti ticinesi.
Altri modelli autorevoli erano poi quelli forniti da altri esponenti di punta del rinnovamento post unitario, come Eleuterio Pagliano e Bartolomeo Giuliano. Dopo il 1860 la presenza degli artisti di origine ticinese presso l'Accademia era diventata sempre più numerosa, soprattutto grazie alla presenza di Giuseppe Bertini, subentrato a Hayez alla guida della scuola di pittura. Il maestro introdusse un metodo di lavoro più moderno, incoraggiando gli allievi a misurarsi anche con le poetiche del vero, aspetto che rinnovò specialmente il genere del ritratto.
Confermano tali impressioni gli accostamenti tra le effigi eseguite da Bertini e quelle degli allievi - tra i quali ricordiamo Antonio Barzaghi Cattaneo e Ernesto Fontana - accomunate dalla medesima sobrietà tonale e dall'impaginazione asciutta e semplificata, ottenuta anche attraverso un confronto serrato con la ritrattistica rinascimentale.
Bertini sollecitava gli allievi a misurarsi anche con altri ambiti tematici, per esempio con la pittura di genere o con il paesaggio, oppure con il filone degli interni prospettici. Si spiega la versatilità che contraddistingue il lavoro di numerosi pittori e scultori usciti dalla sua scuola: è il caso di Luigi Rossi e di Adolfo Feragutti Visconti, di Luigi Monteverde e di Edoardo Berta e di Pietro Anastasio, per non citare che i nomi più noti.
La storia del rapporto che nel corso del diciannovesimo secolo unisce gli artisti ticinesi e l'Accademia di Brera culminò negli anni Novanta con la collaborazione tra Pietro Chiesa e Giuseppe Mentessi, assistente presso la cattedra di prospettiva.
La rassegna, curata da Maria Angela Previtera e Sergio Rebora e coordinata da Mariangela Agliati, si svilupperà attraverso settanta opere circa suddivise in sezioni tematiche, dai soggetti storico-letterari dell'età romantica alle scene di genere, dai ritratti alle vedute prospettiche ai paesaggi: per la maggior parte dei casi, si tratta degli stessi dipinti presentati dagli artisti alle rassegne di Brera e ai concorsi di fondazione. Saranno inoltre proposti alcuni confronti particolarmente significativi con i maestri attraverso una selezione esemplificativa di opere a confronto, tra cui Luigi Sabatelli, Giuseppe Bertini, Giuseppe Mentessi e Francesco Hayez, di cui sarà presente uno dei capolavori, La vendetta di una rivale (1851) non più esposto al pubblico dagli anni Trenta.
Una sezione a parte comprenderà invece una campionatura dei disegni realizzati dagli artisti ticinesi in Accademia nell'ambito dei concorsi, opere poco note e solo recentemente recuperate all'interno del patrimonio artistico delle collezioni braidensi. Le opere sono state individuate tra quelle appartenenti alle collezioni della Galleria d'Arte Moderna di Milano, della Pinacoteca e dell'Accademia di Brera, della Galleria d'Arte Moderna di Genova, del Museo Civico di Pistoia, dei Musei Civici di Lecco, della Pinacoteca Züst di Rancate, del Museo della Città di Lugano, del Museo Cantonale di Lugano, del Museo Vela di Ligornetto, del Museo d'Arte di Mendrisio, oltre che in numerose raccolte private. Un apporto sostanziale è stato inoltre fornito dall'Istituto di Storia e di Teoria dell'arte dell'Accademia di Brera.
La mostra sarà accompagnata da un volume edito da Electa, introdotto da Andrea Emiliani, composto dai testi di Sergio Rebora, Maria Angela Previtera e Francesca Valli, dal catalogo delle opere esposte curato da Lucia Pini e dal ricco regesto ordinato da Carlo Migliavacca, nel quale saranno ricostruiti i curricula accademici ed espositivi degli artisti ticinesi a Brera nel XIX secolo.