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DINO BUZZATI - Parole e colori
7 aprile - 1 luglio 2001
Cernobbio (CO) - Villa Comunale- via Regina 7
Tra scrittura e pittura:
in questo ambito si situa, in modo originale, il Comune di Cernobbio,
con le manifestazioni del ciclo Parole e colori, avviate nello
scorso autunno con Hermann Hesse e che puntano ora - dal 7 aprile all'1
luglio - su una delle figure fondamentali della letteratura italiana del
Novecento, Dino Buzzati (Belluno 1906 - Milano 1972).
La manifestazione,
che ha carattere monografico, si propone con cadenza annuale e ha come
luogo di riferimento la Villa Comunale di Cernobbio, interessante edificio
di impostazione e decorazione di stile floreale (o liberty) progettata
dall'architetto emiliano Alfredo Campanini e costruita nel 1906. Essa
si sviluppa attorno ad una mostra, che privilegia l'aspetto pittorico
e biografico, con letture, incontri e dibattiti sulla produzione letteraria
dello scrittore preso in considerazione. Nel caso specifico di Buzzati
il discorso si amplia agli altri settori della creatività che lo
hanno interessato, dal teatro alla musica e al cinema che ha tradotto
in immagini numerose sue opere.
Giornalista e scrittore,
Buzzati ha lasciato opere per tutte le età: da Barnabo delle
montagne (1933) a Il deserto dei tartari (1940), a La famosa
invasione degli orsi in Sicilia (1945) ai Sessanta racconti
(1958) a Un amore (1963) a Poema a fumetti (1969) a Cronache
terrestri (pubblicato postumo nel 1973). E abbiamo citato solo alcuni
dei suoi scritti. Fu anche autore di testi per il teatro e di libretti
per la musica (collaborò con Luciano Chailly e con Riccardo Malipiero).
La pittura, infine. Fu più che una passione: "La pittura - egli
scrisse - per me non è un hobby, ma il mestiere; hobby per me è
scrivere. Ma dipingere e scrivere per me sono in fondo la stessa cosa.
Che dipinga o che scriva, io perseguo il medesimo scopo, che è
quello di raccontare delle storie". E proprio al mondo della fantasia
si riferiscono i suoi disegni e i suoi dipinti, una fantasia sbrigliata
che vaga senza sosta nei mondi più diversi, costruendo storie sospese
tra reale e incredibile, con un linguaggio (sia di parole che di colori)
piano e comprensibile, capace non solo di accattivarsi il fruitore, ma
anche di sollecitarlo ad andare, con la sua fantasia, ben oltre i limiti
delle sue suggestioni.
La mostra toccherà
alcuni dei temi più frequentati da Buzzati, partendo da La famosa
invasione degli orsi in Sicilia "racconto" inventato (e disegnato)
per le nipotine Pupa e Lalla e via via perfezionato, prima sul Corriere
dei Piccoli, poi in un libro, che è da considerare, fra le
favole moderne, una delle più fresche e avvincenti. Grande spazio,
nell'immaginario di Buzzati, è occupato dalla donna - affrontata
nell'esposizione fin dal dipinto Primo amore (1930) e dalle lettere
che accompagnarono la sua sfortunata passione per Bibi - che fu rappresentata
in più occasioni e negli atteggiamenti più diversi, quasi
sempre provocatori e "superiori". E così anche le montagne e la
città, luoghi dal fascino sottile, le prime "nella loro paurosa
e adorata solitudine", la seconda con i grattacieli e i grandi palazzi
condominiali dove "succedono tante cose", diventano esperienze da raccontare
e da inventare. E la città diventa montagna e la montagna conquista
la città come nello splendido Duomo di Milano del 1958.
E in città sono ambientate avventure e visioni - monito, spesso
per l'uomo di città - raccontate negli scritti e spesso anche illustrate
in una sorta di quadro a fumetti (come quella "infantile" del Babau o
quella tragica della Ragazza che precipita).
E, a conclusione del
percorso, ecco i Miracoli della Val Morel, dipinti che svolgono
il loro racconto nella logica degli ex-voto e che "ricordano" improbabili
"guarigioni" dell'uomo posto di fronte a immaginari e fantasiosi pericoli.
Il catalogo della
mostra, che accompagna le immagini delle opere con scritti e racconti
di Dino Buzzati, è introdotto dai testi di Luigi Cavadini, curatore
della rassegna, e di Nella Giannetto, presidente dell'Associazione Internazionale
Dino Buzzati.
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