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ASTRATTISMO STORICO ITALIANO: IL CASO "COMO"
21 ottobre 2001 - 20 gennaio 2002
Cantù, Galleria del Design e dell'arredamento, Piazza Garibaldi 5
Quarta edizione questo autunno per "CantùArte", manifestazione promossa dall'Assessorato per la Cultura del Comune di Cantù, dal CLAC - Centro Legno Arredo Cantù, dalla Galleria del Design e dell'Arredamento e dall'Associazione Amici dei Musei della Città di Cantù, e che prevede la presentazione di tre esposizioni negli spazi della Galleria del Design e dell'Arredamento in Piazza Garibaldi 5.
Come già nelle passate edizioni, la proposta espositiva si indirizza in due direzioni, l'arte e il design.
ASTRATTISMO STORICO ITALIANO - IL CASO COMO
Per quanto riguarda l'arte, l'attenzione è puntata sull'astrattismo comasco, episodio rilevante nello sviluppo dell'arte astratta italiana, che trovò terreno fertile nella città di Como, certo sollecitato anche dalle architetture razionaliste realizzate tra la fine degli anni Venti e gli anni Trenta da Giuseppe Terragni. L'attenzione della mostra si concentra sull'inizio degli anni Quaranta e assume in particolare come momento di riferimento la Biennale di Venezia del 1942, dove, nella sezione dedicata al "Futurismo", l'esperienza comasca, allora in pieno sviluppo, otteneva una significativa vetrina internazionale.
In quel contesto ritroviamo, infatti, Carla Badiali (1907-1992), Mario Radice (1898-1987) e Manlio Rho (1901-1957) e un gruppo di altri artisti comaschi spesso trascurati nella ricostruzione storica dell'arte comasca di quegli anni: Aristide Bianchi (1905-1984), Cordelia Cattaneo (1921-1958), Carla Prina (1912), Eligio Torno (1888-1960). Mancavano in quella rassegna Aldo Galli (1906-1981), pure attivo in città sia come scultore che come pittore, e Alvaro Molteni (1920) che solo all'ultimo momento rimase escluso dalla partecipazione alla mostra veneziana. La mostra intende dimostrare come il clima comasco fosse in quegli anni - caso particolare all'interno del panorama artistico italiano - fervido di iniziativa e di novità, maturate anche in forza di un rapporto dialettico esistente tra gli architetti razionalisti e i pittori attivi in città. L'esposizione documenta in modo ampio l'opera dei quattro maestri maggiori, che proseguirono l'esperienza astratta anche nei decenni successivi, e propone degli altri un saggio della produzione dell'epoca attingendo, in buona parte dei casi, proprio alle opere esposte alla Biennale. La mostra si compone di oltre cinquanta opere, databili agli anni storici di quella esperienza (pochi sono i lavori dei primi anni Cinquanta) tra cui alcune importanti sculture di Aldo Galli, uno dei pochi scultori italiani che ha frequentato il mondo dell'astrazione geometrica.
Le opere esposte provengono soprattutto da collezioni private (ma alcune opere provengono dalla Pinacoteca Civica di Como) e costituiscono un lucido spaccato di un'esperienza maturata negli anni in cui, proprio a Como, architetti come Giuseppe Terragni, Pietro Lingeri e Cesare Cattaneo disegnavano una nuova strada per l'architettura nella logica della struttura razionalista.
La mostra, che è stata promossa dal Civico Museo Parisi Valle di Maccagno (VA) dove è stata proposta in una prima versione, è curata da Luigi Cavadini, coordinatore del Comitato Tecnico Culturale di quel Museo ed è accompagnata da un catalogo, pubblicato nella collana dei "Quaderni dell'Associazione Amici dei Musei di Cantù".
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