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PIERRE CASÈ DALLA LAGUNA A CASTELGRANDE
Bellinzona, Castelgrande
14 settembre 2013 - 4 marzo 2014
Orari di apertura:
fino al 27 ottobre: tutti i giorni 10.00-18.00
dal 28 ottobre: tutti i giorni 11.00-16.00
Ingressi: Intero: CHF 15.- Ridotto: CHF 7,50 (AVS / Ragazzi 6-14 anni / Studenti singoli con tessera studente / CdT Club Card) Famiglia: CHF 20.- (2 genitori + figli fino a 14 anni)
La mostra si avvale dei patrocini di
Consolato generale di Svizzera, Milano
Repubblica e Cantone Ticino
Città di Bellinzona
Ente turistico di Bellinzona e dintorni
ed è stata realizzata con il contributo di
Percento Culturale Migros Ticino
Banca Stato
Ernst Göhner Stiftung
Nell’autunno del 2011 Pierre Casè - artista svizzero, che nel suo lavoro sviluppa una sottile, ma qualificata elaborazione della grande arte internazionale del ‘900 - presentò nell’ampio spazio della Scuola Grande della Misericordia una intrigante proposta artistica con una serie di opere dedicate a Venezia e ai suoi “sotoporteghi”, quei passaggi coperti che si aprono sotto edifici privati permettendo di accorciare i tragitti tra le calli della città lagunare.In quella occasione l’artista coinvolse nella riflessione su quei luoghi caratteristici loscrittore veneziano Alberto Toso Fei che ha immaginato, attingendo alla storia, alle tradizioni e alla fantasia, dieci racconti-aneddoti che ben si accompagnano ai grandi dipinti.
Ora quella rassegna approda in Ticino, nella Sala principale del Castelgrande di Bellinzona, la fortezza fatta ampliare e rinforzare negli ultimi decenni del Quattrocento su ben più antiche mura, che si erano dimostrate inefficaci, da Ludovico il Moro, fortezza che dialoga con altri due castelli che sovrastano due altre alture che circondano la città (Montebello e Sasso Corbaro) da cui prendono il nome.
A Bellinzona Casè presenta 12 grandi lavori, ciascuno di cm 200x310, che definire semplicemente “dipinti” sarebbe quanto mai riduttivo. Essi infatti, raccontano uno dei “sotoporteghi” - quelli de la comare, del diavolo, del boter (il bottaio), del remer (il rematore), de l’anzolo (l’angelo) e così via – che animano la Venezia che tutti conosciamo mediante una composizione che si sviluppa alla maniera di un trittico. Così ne scrive l’artista: «Le parti laterali sono composte da lamiere di metallo ossidato in modo che ognuna sia differente di colorazione. La parte centrale dell’opera tratta il tema scelto. Le tre parti sono percorse da un architrave modulare che le sostiene visivamente. La composizione dell’architrave è a ritmo sinuoso, a onda, quale riferimento all’acqua. Nella parte centrale, oltre alla ricerca di forma e colore, c’è, ed è una novità nel mio ire artistico, l’inserimento di un oggetto realistico che, iconograficamente, fa pensare al soggetto del sotoportego. Ogni sotoportego comprende pure un simbolo religioso in omaggio al pensiero vigente in quell’epoca a Venezia. Un altro simbolo, questa volta personale, è il filo di ferro spinato, emblema problematico delle tragedie quotidiane della nostra società.»
Ognuna di queste opere è da considerare attentamente, per trarne le suggestioni e gli spunti di cui l’artista ha voluto permeare ogni sua narrazione, che sente sì il fascino di Venezia, ma è traversata
dalle esperienze e dai luoghi, dalle memorie e dalle frequentazioni che hanno condizionato e condizionano la sua “avventura” di uomo e di artista.
Ai grandi lavori si accompagna, nel foyer della Sala Arsenale, una teoria di 60 Atmosfere veneziane, di piccole dimensioni (ciascuna cm 15x23) suggestioni derivanti dalla contemplazione dei tramonti e dei loro riflessi sul canale della Giudecca, in cui - scrive il critico Luciano Caprile - Casè «è riuscito a catturare la luce del sole, i riverberi dell’acqua e del cielo e a riversarli in racconti da scandire in piccoli capitoli che trattengono la preziosa presenza dei “sotoporteghi” (vi si rinviene la base sostanziale di catrame e di ferro e la conseguente rugginosa palpabilità della consunzione degli anni e dei secoli) con l’aggiunta di quelle folgorazioni gestuali e coloristiche tipiche degli appunti di taccuino. Così si conserva la memoria e la suggestione dell’attimo…».
L’artista parla di ciò come di «una sorta di diario emozionale» di quelle sensazioni che nei soggiorni veneziani lo hanno segnato nel profondo.
Le atmosfere racchiuse in queste opere - le più grandi decisamente intense, ma anche le piccole pure dense di sollecitazioni - associano le lontane visioni lagunari con le più concrete esperienze della Valle Maggia che l’artista si porta dentro da sempre. Quindi questo viaggio “dalla Laguna a Castelgrande” condensa realtà e sogno, acqua e terra, pensiero e desiderio e una storia che appare molto diversa pur in presenza di relazioni multiple che hanno legato e legano Venezia e il Ticino.
Un importante catalogo pubblicato da Bellinzona Turismo presenta tutte le opere esposte, introdotte dai testi di Werner Meyer, Patricia Cavadini-Bielander, Luciano Caprile, Pierre Casè e accompagnate dalle dieci “storie” di Alberto Toso Fei.
Pierre Casè
Nato a Locarno nel 1944, l’artista vive e lavora a Maggia nel Canton Ticino. Per dieci anni, dal 1990 al 2000, è stato il direttore artistico della Pinacoteca casa Rusca di Locarno per cui ha curato l’organizzazione di importanti rassegne dedicate all’arte europea del Novecento. Da sempre, però, Casè è pittore e lungo è l’elenco delle esposizioni tenute in spazi pubblici e privati. Tra le rassegne più recenti, vanno ricordate quelle proposte nel 1998 al Museo Russo di San Pietroburgo e al Manège di Mosca, nel 1999 alla Galleria SPSAS di Locarno, nel 2001 alla Galleria del Credito Valtellinese (Palazzo Sertoli) di Sondrio, nel 2002 alla Kunstgarten Galerie Hedy Ernst di Mühlehof e presso il Design Center di Langenthal, nel 2003 alla Galleria San Carlo di Milano, alla Galleria Rotta di Genova e al Museo Civico Floriano Bodini di Gemonio, nel 2004 l’antologica alla Pinacoteca Casa Rusca di Locarno, nel 2007 la mostra Mnemosine per Venezia nella chiesa di San Stae a Venezia, nel 2011 Misteri del Sotoportego negli spazi della Scuola Grande della Misericordia a Venezia.
Manifestazioni collaterali
27 settembre 2013, ore 18.30
DAL SOTOPORTEGO AI RACCONTI DEI NONNI
Recital di Alberto Toso Fei
Foyer di Castelgrande, Bellinzona
15 ottobre 2013, ore 20.45
TICINO COME VENEZIA
SOLinDO’ (Angela Milanese e Maurizio Nizzetto), Venezia
Marco Zappa e Renata Stavrakakis, Ticino
Teatro Sociale, Bellinzona
29 novembre 2013, ore 18.30
ARTISTI SVIZZERI A VENEZIA DAL CINQUECENTO AL SETTECENTO:
IL PROGETTO CULTURALE DELLA FONDAZIONE SVIZZERA PRO VENEZIA
Conferenza di Paola Piffaretti e Giordano Zeli, Fondazione Svizzera Pro Venezia
Sala Consiglio Comunale, Bellinzona
5 dicembre 2013, ore 18.00
Da Venezia a Bellinzona passando da Milano.
Introduzione: Massimo Baggi, Console generale di Svizzera a Milano, e Flavia Marone, Presidente di Bellinzona Turismo
Relatori: Luciano Caprile, Alberto Toso fei, Michele Fazioli e Pierre Casè
Centro Svizzero di Milano, Via Palestro 2, Sala Meili
24 gennaio 2014 ore 18.30
IL CARNEVALE IN ETA’ MODERNA
Conferenza di Alessandro Bressanello
Sala Consiglio Comunale, Bellinzona
BELLINZONA
Per gustare appieno la città di Bellinzona – un luogo a misura di pedone – non si può che cominciare dal suo centro storico e dalle testimonianze dell’architettura militare che sono valse a Bellinzona il soprannome di “Turrita”. Torri, mura e castelli dal 2000 sono Patrimonio dell’UNESCO, a riconoscimento dell’unicità del complesso fortificato realizzato per controllare i transiti fra il Nord e il Sud delle Alpi. Una città che si rivela al contempo chiave delle Alpi e porta della Lombardia.
Le origini di Bellinzona, il cui nome entrò per la prima volta nella storia nel 590 a.C. si smarriscono nella notte dei tempi. Nel Neolitico antico (5300-5000 a.C.) i primi abitanti si stabilirono sulla dorsale granitica oggi occupata da Castelgrande dove trovarono una sorgente e un luogo sicuro dal quale sorvegliare l’antica via di comunicazione che transitava tra il promontorio e il versante sinistro della vallata. L’insediamento fortificato, dapprima tutto concentrato sulla cima della collina, si estese rapidamente verso sud. Per Roma, la città fu una linea di difesa dai pericoli provenienti da nord (vi si scontrarono Franchi e Longobardi). Nel Medioevo la città fu soggetta a re e imperatori, al vescovo e alla città di Como, ai Visconti ed agli Sforza, duchi di Milano. Con il mutare dei suoi dominatori e delle alleanze europee si vide attribuire via via il ruolo di confine settentrionale della Pianura padana e di bastione meridionale dei valichi alpini. Una situazione eccezionale che ha permesso a Bellinzona di prosperare grazie ai traffici tra l’Italia e il resto d’Europa. Nel 1500, pochi anni dopo la costruzione da parte dei milanesi del Castello di Sasso Corbaro (1479) e la realizzazione della nuova e imponente Murata con il ponte sul Ticino, oggi scomparso, la città passò sotto gli Svizzeri. La dominarono con gli altri baliaggi ticinesi fino alla formazione del cantone Ticino nel 1803. Nell’Ottocento la costruzione della linea ferroviaria del San Gottardo dettò il ritmo del cambiamento della città determinando lo sviluppo del tessuto urbano oltre le antiche fortificazioni il cui disegno è ancora intuibile, Protetta da tre castelli e ancor oggi parzialmente circondata da solide mura, Bellinzona mette in mostra, specie nel suo centro storico, lo stile caratteristico delle borgate medioevali lombarde. Il suo nobile passato è testimoniato dalle vecchie dimore patrizie situate lungo le strette contrade che ne compongono il fascino unitamente alle vestigia dell’antica potenza militare e agli altri edifici dal cospicuo valore architettonico.
Luogo da visitare approfittando della sua tranquillità, Bellinzona è anche punto di partenza ideale per gite ed escursioni alla scoperta del territorio circostante che presenta numerosi luoghi attrattivi per i loro contenuti culturali e naturalistici. In centro, il mercato del sabato, il carnevale Rabadan e gli appuntamenti musicali, teatrali, eno-gastronomici e sportivi che regolarmente animano la città rappresentano momenti di genuino incontro per abitanti e ospiti.
CASTELGRANDE
Castelgrande sovrasta la parte medioevale della città. È il più antico dei tre castelli e, restaurato fra il 1982 e il 1992 da Aurelio Galfetti, oggi si offre ai visitatori con le sue sale rinnovate che propongono mostre d’arte e di storia. La via più semplice per accedervi è l’ascensore scavato nella roccia viva che dalla fresca Piazzetta Mario della Valle porta all’interno del complesso. Ma è pure possibile salirvi percorrendo le antiche vie d’accesso. Ai frequentatori il Castelgrande riserva un suggestivo percorso storico e dalla Torre Bianca una vista che dai giardini pensili degrada fino al Lago Maggiore le cui acque, prima della bonifica del Piano di Magadino con la correzione del fiume Ticino, arrivavano a lambire la Murata, l’imponente opera fortificata che un tempo chiudeva l’intera vallata e che oggi permette di raggiungere direttamente l’area di studio e di svago nel comparto a ridosso del fiume.
Con gli altri due castelli - il Castello di Sasso Corbaro e il Castello di Montebello - e la Murata, Castelgrande costituisce un insieme unico riconosciuto dall’UNESCO come “Patrimonio dell’umanità”.
Il Castello di Sasso Corbaro, oggetto di recenti interventi di restauro progettati dagli architetti Tita Carloni e Paola Piffaretti, permette una vista d’assieme del complesso fortificato della città. Dalla torre di vedetta dell’angolo sud-occidentale si gode un panorama che abbraccia il territorio che spazia dal lago Verbano all’imbocco della Mesolcina e della Riviera.
Abbassando poi lo sguardo verso la città si individua molto bene il percorso che porta al complesso fortificato di Montebello, restaurato nel 1972 dall’architetto Mario Campi, all’interno del quale è facile lasciarsi rapire dall’idea di aver fatto un salto a ritroso nel tempo.
Bellinzona Turismo -
Palazzo Civico - CH-6500 Bellinzona
Tel. 0041.91.825.21.31; info@bellinzonaturismo.ch; www.bellinzonaturismo.ch
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