SALVATORE FIUME. Carte 1935-1937
23 dicembre 2000 - 1 maggio 2001
Maccagno, Civico Museo Parisi-Valle

A meno di due mesi dall'alluvione che ha coinvolto anche i magazzini del museo, con danni per fortuna contenuti, il Civico Museo Parisi-Valle riapre al pubblico sabato 16 dicembre proponendo una rinnovata esposizione della Collezione e una mostra che è, nel suo piccolo, una vera rivelazione.

Le opere esposte nella sezione permanente, selezionate fra quelle pervenute dalla Donazione Parisi-Valle, da cui ha avuto origine il Museo di Maccagno, costituiscono una campionatura efficace dei materiali in dotazione al museo, peraltro in parte variati (nella logica di rotazione delle oltre 2000 opere a disposizione) rispetto all'allestimento predisposto nel 1998 per l'inaugurazione del Museo stesso. Fra le opere da segnalare, meritano di essere annoverati il San Sebastiano (1948-49) di Ettore Colla, una scultura in ferro alta 3 metri, La montagna (1968) di César in poliuretano espanso, il Modulare doppio (1973) di Nicola Carrino; fra le bidimensioni la Texture modulare (1974) di Enrico Castellani, Estruttura Blu (1970) di Estuardo Maldonado e Superficie con diagonale (1964) di Bice Lazzari. Ben documentati in mostra i vari momenti della ricerca sulla dissimmetria dinamica di Giuseppe Vittorio Parisi, fondatore del Museo, ricerca che si manifesta in opere a due e tre dimensioni.

La mostra "Salvatore Fiume. Carte 1935-37", che presenta a distanza di 65 anni un gruppo di disegni inediti (inchiostri soprattutto) e di acqueforti di Fiume, ha, invece il pregio di far conoscere la produzione prima (e del tutto sconosciuta) del maestro siciliano. Questi fogli, tutti appartenenti alla Collezione del Museo, furono eseguiti negli ultimi anni di frequenza del Regio Istituto d'Arte del Libro e nel primo anno di fatica e di fame vissuto a Milano - "quello che ho patito qua lo sa solo Dio" annota l'artista su uno dei disegni esposti, datato Milano 7.5.1937.

Si tratta di disegni che mostrano una buona padronanza del mezzo grafico: Fiume si muove con grande libertà, ora lasciando correre con fluidità il pennino inchiostrato, ora rallentandone il percorso per sottolineare ed evidenziare, ora agitandolo in modo convulso, ma sempre dietro una visione mentale già lucida. Ai disegni si affiancano 20 acqueforti, pure in parte inedite, che sono un documento quanto mai eloquente della valentia di Fiume nel campo dell'acquaforte, dove la preziosità del segno grafico è ulteriormente potenziata da un complesso, ma rigorosissimo, impianto compositivo che sa gestire bene la terza dimensione. Tra le acqueforti spiccano le grandi lastre del Giudizio Universale e di Dante e Virgilio, ma soprattutto l'intera sequenza (con alcune aggiunte) delle illustrazioni per "La secchia rapita" di Alessandro Tassoni, volume che fu pubblicato nel 1941 dal Regio Istituto d'Arte del Libro di Urbino.

L'insieme di disegni e acqueforti documenta - in modo assolutamente sorprendente - il primo tratto della vicenda artistica di Salvatore Fiume, contribuendo a mettere a fuoco fin dalle sue origini la grande dimestichezza con un segno libero ma non superficiale, fonte primaria (oltre che strumento) di un'arte che non resti pura espressione di manualità.

La mostra, che resterà aperta fino al 18 marzo, nei giorni di mercoledì, sabato, domenica e festivi dalle ore 10 alle 12 e dalle 15 alle 18, è accompagnata da un catalogo pubblicato dal Museo, introdotto da una testimonianza di Giuseppe Vittorio Parisi (che fu amico di Fiume e ne espose i disegni presso il Circolo Artistico Internazionale nel 1937), da un breve testo sul disegno di Salvatore Fiume e da una riflessione storico-critica di Luigi Cavadini, curatore della mostra e coordinatore del Comitato Tecnico Culturale del Museo.