FILIPPO FRANZONI E LA FOTOGRAFIA
Rancate, Pinacoteca cantonale "Giovanni Züst"
12 marzo - 31 maggio 2004

La mostra “Filippo Franzoni e la fotografia”, curata da Mariangela Agliati Ruggia conservatore della Pinacoteca Züst e da Pia Balli ed Elfi Rüsch della Fondazione Franzoni di Locarno, intende indagare sul rapporto che il pittore, appassionato e assiduo fotografo, ebbe con la fotografia e sul modo in cui questo mezzo potente (e “pericoloso” per l’arte) influì sulla sua opera. Molte le lastre, scattate dal pittore locarnese e gelosamente conservate dalla Fondazione Franzoni, che gli furono di aiuto per la realizzazione di quadri. Si sono trovate parecchie fotografie che gli servirono, per luce, spazio, posizione, quale materia prima e primigenia fonte per la composizione pittorica; come il celebre Ritratto della madre o la mistica Vela, autentici capisaldi, del suo percorso artistico.

Più spesso le immagini conservate sono servite solo come punto di partenza, di studio di luce: così le varie lastre del Bosco Isolino, utilizzate per realizzare quadri come L’Isolino con bambine o Gruppo nel prato. In taluni casi si può parlare di vere e proprie fotografie d’arte: chiarissimo è infatti il rapporto tra il modo di fotografare e l’esito finale nei quadri. Si possono infatti mettere a confronto il taglio, l’impostazione ampia di alcune fotografie; qualità che si ritrovano nelle atmosfere pittoriche.

“… un primo sommario esame del materiale fotografico di Franzoni – scrive in catalogo Giulio Foletti – rivela con evidenza quanto furono forti le assonanze tra la fotografie e il suo lavoro artistico: il pittore si servì del mezzo fotografico sia per impostare la struttura compositiva dei dipinti sia per ricercare soggetti interessanti… Anche opere apparentemente impressioniste e immediate come gli olii e acquarelli raffiguranti bambini o donne tra gli alberi del Bosco Isolino furono precedute da un buon numero di fotografie di studio: è evidente che il pittore era attratto dal mutevole gioco della luce tra le fronde e dalla struttura compositiva dettata dal ritmo dei tronchi. Sono aspetti strutturali che, come molti altri (i grandi tagli diagonali del paesaggio, l’orizzonte altissimo, il primo piano spesso ampio e deserto) si ritrovano frequentemente e sapientemente ripresi nei dipinti…”.

I soggetti fotografici conservati sono soprattutto paesaggi e monumenti del Locarnese: la Madonna del Sasso, la Chiesa di San Quirico, il Castello, la Cà di Ferro, insieme al ponte sul Remorino, Muralto, Rivapiana, i Saleggi. Ma anche bellissime le numerose scene del mercato in piazza Grande, tra i soggetti da Franzoni prediletti.

L’interesse di questa mostra è perciò duplice. È infatti una rassegna che presenta temi costituenti una documentazione storica e insieme geografica del territorio; e talvolta con fotografie che hanno in sé una bellezza intrinseca di alto valore artistico. È inoltre offerta la possibilità di investigare più a fondo l’opera pittorica di Franzoni, e anche, più in generale, di capire l’uso che della fotografia fecero numerosi pittori nel corso dell’Ottocento.

Sessanta sono le opere tra fotografie e i quadri allineati in mostra, in uno stimolante percorso espositivo studiato dall’architetto Claudio Cavadini e da Giulio Foletti.
La mostra è accompagnata da un catalogo, di elegante veste grafica, con testi di Mariangela Agliati Ruggia, di Giulio Foletti e della Fondazione Filippo Franzoni..


Note biografiche
Filippo Franzoni nasce a Locarno nel 1857 e a partire dal 1876 frequenta l’Accademia di Brera, allievo di Giuseppe Bertini e Luigi Bisi, a Milano dove grazie alla madre, figura raffinata e colta di probabile origine aristocratica milanese, entra in contatto con stimolanti ambienti culturali della città. Nel capoluogo lombardo manterrà uno studio fino al 1893, quando rientrerà definitivamente a Locarno. Negli anni 1886-1887 ha uno studio anche sulle Isole di Brissago nella cosmopolita e vivace cerchia della baronessa Saint-Léger, dove sono pure presenti Daniele Ranzoni e Vittore Grubicy.
Nel 1889 soggiorna a Parigi, Monaco e Venezia dove tornerà qualche anno dopo. Partecipa a importanti rassegne e mostre di pittura italiane, svizzere e tedesche ed è membro di parecchie commissioni e giurie federali.
Nonostante momenti di insofferenza nei confronti dell’ambiente cittadino, collabora con passione ala realizzazione del Teatro di Locarno inaugurato nel 1902. Agli inizi del Novecento frequenta l’ambiente naturistico del Monte Verità.
Minato da grave malattia, muore a Mendrisio nel 1911.

In occasione della mostra verrà inoltre presentata una selezione di donazioni, depositi e acquisti pervenuti alla Pinacoteca dal 1989 al 2004. Da citare due splendidi dipinti di Giuseppe Antonio Petrini e opere di Giovanni Innocenzo Colomba, Giovanni Battista Ronchelli, Adolfo Feragutti Visconti, Luigi Rossi, Ernesto Fontana, Francesco Carabelli.