VILLA CARLOTTA
TREMEZZO


EDOARDO FRAQUELLI.  La terra, la luce

Tremezzo (CO), Villa Carlotta
22 settembre - 28 ottobre 2012

 

La terra, la luce.  Sono questi gli estremi tra cui si sviluppa la storia di un personaggio singolare dell’arte lombarda come Edoardo Fraquelli, artista e poeta, malgrado tutto.

Torna a casa - nelle splendide sale di Villa Carlotta affacciate sul lago di Como - il pittore Edoardo Fraquelli (1933-1995), pittore che nacque proprio a Tremezzo e la cui vicenda artistica ha dovuto fare i conti con una serie di problemi fisico-psichici e con profonde crisi che gli hanno imposto lunghi soggiorni in centri di salute mentale che gli hanno impedito una attività artistica regolare. Ciononostante egli ha vissuto la  pittura in modo intenso, trasferendo in essa vedute di natura e visioni interiori, in un percorso creativo che si sviluppa - in modo figurato, ma anche di esperienza e di ricerca - dalla terra alla luce, dall’informale fino alla pura poesia.

La mostra proposta a Villa Carlotta con il patrocinio del Comune di Tremezzo, si configura come una antologia della ricerca condotta da Fraquelli lungo oltre 40 anni e raccoglie opere provenienti dalla collezione degli eredi e da altre collezioni private, oltre che dal fondo del collezionista-mecenate che ha seguito l’artista per oltre 15 anni.

Autodidatta, Fraquelli tiene la sua prima personale nel 1957 a Milano, presso la Galleria Prisma e un critico avveduto come Kaisserlian la recensisce con valutazioni estremamente positive: parla di “un giovane dotato che sa rivelarci un temperamento autentico …  ha capito il senso della nuova pittura avida di contenuti emozionali molto più di tanti suoi coetanei diplomati all’Accademia ed aggiornati sulle ultime mode della pittura…”. Dopo pochi anni iniziano a presentarsi quei problemi che lo isoleranno a lungo dal mondo dell’arte, ma senza rompere quella sincerità espressiva che gli permette di recuperare ogni volta, quasi al punto in cui lo aveva lasciato, il suo “racconto” pittorico. I temi affrontati riguardano la natura,  interiorizzata ma resa con grande partecipazione , soffermandosi ora sulle vedute invernali, già per sé intime e basse di colore, ora sui verdi e sulle terre di cui non cerca né prospettive né valori brillanti. Ai toni pacati e spenti si sostituiscono però presto tinte forti, potremmo dire espressioniste, che forse preludono alla malattia. Cui fa seguito la prima lunga sospensione dell’attività pittorica.
La ripresa - siamo a metà degli anni sessanta - parte da opere complesse e composite, in cui si percepisce la tensione interiore. Stefano Agosti parla di “una serie allucinante (e allucinata) di paesaggi, appunto, desolati, la cui rappresentazione si raccoglie - al centro del quadro - in una sorta di grande gomitolo, o groviglio, fatto di nervature serpentine, rottami accatastati, o forse anche di ossami calcificati, ove i toni bruni e rossastri si accavallano sul fondo di stratificazioni tenebrose, il tutto magari circondato dagli ori, gli ocra, i verdi smorzati di una terra perduta”. Poi ancora dieci anni di buio fino a quando, sul finire degli anni settanta, un collezionista brianzolo scopre al Museo di Graz un’opera di Fraquelli e si mette alla ricerca dei suoi lavori e infine di lui. L’attenzione che questo collezionista - che diventerà presto un amico fidato - gli riserva, diventa fondamentale per raggiungere una tranquillità che gli consente di affrontare i colori e le tele con fiducia. Fraquelli si fida di chi gli è vicino e recupera fiducia in se stesso e nelle proprie capacità. Nel 1981 una mostra a Merate con un importante catalogo curato da Giorgio Mascherpa, riapre i giochi che sembravano ormai destinati a una conclusione infausta. Seguono poi una mostra a Desio (1984), poi un’antologica alla Galleria San Fedele e all’Istituto di Cultura “Casa G. Cini” di Ferrara (1991), quindi alla Villa Fornari Banfi di Carnate (1991-1992). Fraquelli muore nel febbraio del 1995.

La sua opera, però, ha ormai ritrovato un osservatorio attento. Numerose sono le presenze di sue opere in rassegne collettive dopo la morte, ma vengono anche proposte delle rassegne personali a Gemonio presso il Museo  Bodini e a Gazoldo degli Ippoliti al Museo d’arte moderna (2004). Seguono altre mostre,  alla galleria Olim di Bergamo (2005), al Circolo Culturale “Seregn de la memoria”  di Seregno (2005) e alla Tadinoartecontemporanea di Milano (2011). Fino all’importante rassegna “Fraquelli. Un vertice dell’Informale” proposta nel 2006 a Sondrio presso la Galleria del Credito Valtellinese in Palazzo Sertoli e al Museo valtellinese di Storia e Arte, in Palazzo Sassi de’ Lavizzari.

Questa presentazione di Fraquelli sul suo lago è un omaggio  dovuto a un artista che nella pittura ha messo tutto se stesso, impegnandovi le energie creative più profonde e traendo da essa gli stimoli per il superamento delle molte difficoltà che la vita gli ha posto di fronte. È inoltre l’occasione per accostare un pittore vero le cui tracce rischiano di perdersi. Non si deve dimenticare che, accennando ai suoi dipinti, Ennio Morlotti nel 1979 li definì  “profondi, accorati e personali”.