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PAOLO MINOLI. Opere 1974-2003
Brescia, Lagorio Arte Contemporanea, via Fratelli Bandiera 17/b
6 novembre 9 gennaio 2004
Indagine su trentanni
di lavoro di Paolo Minoli (Cantù 1942) presso la Lagorio Arte Contemporanea
di Brescia (via Fratelli Bandiera 17/b, tel. 030.3759408)attraverso una
carrellata di opere qualificanti eseguite nel corso degli ultimi decenni.
In un percorso che Alberto Veca ben ricostruisce nel saggio che accompagna
le immagini nel catalogo edito da Mazzotta, approfondendone via via il
linguaggio, la poetica, le cronologie, i soggetti, per poi riassumere
il senso complessivo di tutto il racconto.
Così Veca ne
puntualizza lucidamente il percorso:
il punto desordio,
arbitrario come ogni incipit, è il contrasto fra mondo organico,
figura umana o vegetale, e architettura nella semplificata ma pregnante
soluzione della soglia/finestra, capace di misurare significativamente
il luogo esplorato. Se pensiamo agli sviluppi successivi del discorso,
il punto di partenza, sia pure arretrato al 1965-66, ha una sua valenza
nevralgica.
Tappa successiva,
se vogliamo una svolta determinante, è quella della pittura come
illusione, come una aggiornata copia dal vero, fra modello
tridimensionale e esito pittorico, in questo rileggendo la vena originale
della scuola astratta di Como, di Carla Badiali, Aldo Galli,
Mario Radice e Manlio Rho; con alcuni di questi protagonisti Minoli entrerà,
negli anni, in significativo e approfondito contatto, promuovendo la loro
opera, spesso considerata ai margini della grande avventura degli anni
trenta del secolo scorso, con iniziative editoriali e espositive.
Il passo ulteriore è quello da una pittura che rappresenta
a una che riflette sui propri strumenti: il momento nevralgico,
da cui prenderanno le mosse le successive scelte dellartista è
proprio una originale declinazione di quella riflessione analitica
del fare arte con cui si è inaugurato il discorso, in cui diventa
decisiva lesercitazione sul colore adottato come linguaggio e come
forma plastica. Il cambiamento è radicale rispetto alla stagione
precedente e nello stesso tempo costituisce la base di partenza per circa
quarantanni di lavoro e di ricerca, si badi non sul
colore ma con il colore, cioè usando la divisione canonica
dello spettro cromatico come alfabeto base per un discorso
espressivo. In questa scelta credo non sia indifferente lesperienza
didattica di laboratorio prima, in particolare con Attilio Marcolli, e
di insegnamento poi allAccademia di Brera, dove Minoli subentra
e la circostanza mi sembra importante a Luigi Veronesi nella
cattedra di Cromatologia perché si tratta della verifica
fra ciò che è acquisito da parte del docente e ciò
che è preteso da parte dello studente.
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