MONET AL MUSÉE MARMOTTAN E NELLE COLLEZIONI SVIZZERE

Martigny, Fondation Pierre Gianadda (Rue du Forum 59 - 1920 Martigny - Svizzera)
17 giugno - 20 novembre 2011

Informazioni : 0041.27.7223978 (in Italia : 031.269393)
Sito internet: www.gianadda.ch

 

Dall’ironia alla consacrazione: nascita del neologismo « impressionista »
La vita e l’opera di Claude Monet appaiono come un simbolo indiscutibile del movimento impressionista.Nel 1874 la Société anonyme de peintres, sculpteurs et graveurs organizza nell’atelier del fotografo Nadar una mostra che raggruppa artisti desiderosi di allontanarsi dai Salon ufficiali. I visitatori scoprono un genere di pittura nuova: una composizione inusuale, un colore chiaro, applicato in maniera generosa e spontanea e soggetti che appartengono al mondo del quotidiano. Un giornalista del Charivari, Louis Leroy, ispirato dal dipinto di Monet « Impression, soleil levant », inventa il neologismo « impressionista», che gli sembrò caratterizzare molto bene l’atmosfera dell’esposizione. Questa parola entra poco a poco nel vocabolario della critica d’arte, il termine è incisivo e il pubblico lo adotta per rimpiazzare quello di « intransigenti » dato a questi pittori in precedenza. Nato per deridere, il termime impressionismo diventa una bandiera: Monet, senza volerlo, aveva dato lo spunto per il nome di uno dei movimenti più celebri della storia dell’arte.

Il Musée Marmottan: la più grande collezione al mondo di opere di Monet
La Fondation Gianadda presenta una importante selezione di opere prestate dal Musée Marmottan assieme a dipinti provenienti da musei e collezioni private svizzere. Situato nel bel quartire della Muette, il Musée Marmottan è conosciuto per le sue celebri tele impressioniste. Antico padiglione di caccia del Duca di Valmy, il museo è stato acquistato nel 1882 da Jules Marmottan. Suo figlio Paul ne ha fatto la propria dimora e lo ha ulteriormente ampliato con un padiglione destinato ad accogliere oggetti d’arte. Alla sua morte nel 1932, lascia all’Académie des Beaux-Arts, l’insieme delle sue collezioni come pure gli edifici che le contengono. Il Musée Marmottan nasce nel 1934 in questo particolare complesso del XIX secolo con un insieme eccezionale di capolavori che partono dal Primo Impero, cioè dagli inizi dell’Ottocento. Nel 1957 il museo beneficia di una donazione della collezione di Victorine Donop de Monchy, ereditata dal padre, il dottor Georges de Bellio, medico di Monet, uno dei primi appassionati della pittura impressionista. Nel 1966, Michel Monet, figlio del pittore, lascia i dipinti ricevuti dal padre al Musée Marmottan che diventa così il museo che ha la più importante raccolta al mondo di opere di Claude Monet.

Monet (1840-1926) : una lunga vita dedicata alla pittura a cavallo tra 2 secoli
Nato a Parigi, Monet passa la sua giovinezza a Le Havre dove la famiglia si trasferisce cinque anni più tardi. La Senna si getta nel mare proprio lì e ciò spiega la passione di Monet per questo fiume così presente nella sua opera. Molto giovane, il futuro pittore esegue caricature dei suoi concittadini e raccoglie così i suoi primi denari. Il pittore Eugène Boudin, che lavora a Le Havre, porta Monet con sè a dipingere in campagna. Una vera rivelazione per il futuro impressionista che più tardi dichiara : « fu come una vela che si libera; avevo assaggiato ciò che poteva darmi la pittura; grazie al solo esempio di questo artista appassionato della sua arte e della libertà, si apriva il mio destino di pittore ». A Parigi nel 1859 lavora all’Accademia svizzera e vi incontra Pissarro. Dopo il servizio militare in Algeria dove  raccoglie « impressioni di luci e di colori che contenevano il seme delle ricerche future », rientra a Le Havre, vi ritrova Boudin e l’olandese Johan Barthold Jongking, lui pure appassionato del paesaggio en plein air e soprattutto delle trasparenze atmosferiche. Di ritorno a Parigi nel 1862, frequenta l’atelier di Charles Gleyre e fa amicizia con Renoir, Sisley, Bazille, con i quali  condivide le tendenze naturaliste e antiaccademiche. Insieme vanno a dipingere dal vero nella foresta di Fontainebleau. Monet e i suoi amici espongono al Salon del 1868 e non sono ben accetti dalla critica ufficiale e dal pubblico. Nel 1870 scoppia la guerra franco-prussiana. Dopo la disfatta di Sedan Monet e Pissarro si rifugiano a Londra. Le opere di Turner e di Constable segnano i due esuli. Monet rientra a Parigi nel 1871 passando dall’Olanda. I riflessi dei fiumi di questo Paese come quelli del Tamigi, resi iridescenti da una luce radente, affascinano il futuro pittore delle ninfee.

Nello stesso anno si sistema ad Argenteuil, un villaggio sulle rive della Senna non lontano da Parigi conosciuto per le sue regate. E’ l’inizio di un decennio produttivo e di una nuova tecnica. Egli scarta i colori locali per i complementari e le ombre diventano colore animato dalla luce. La superficie pittorica di queste tele raggiunge un dinamismo gioioso grazie a piccoli tocchi frammentati disposti a virgola, attaccati gli uni agli altri. Questa disposizione dei colori definisce le forme e lo spazio e si presta bene a descrivere gli aspetti dinamici della natura, gli scintillii dell’acqua dei fiumi, il vibrare delle foglie nel sole. Fissa il carattere effimero della natura senza bloccarli, ma attribuendo ad essi una realtà poetica.
Nel 1874 si ha il battesimo del movimento impressionista, la cui seconda esposizione si terrà nel 1879 da Durand-Ruel. A partire dal 1878 Monet si stabilisce a Vétheuil, dove l’anno successivo, a soli 32 anni, si spegne sua moglie Camille Doncieux. Da questa unione erano nati due figli, Jean e Michel. Questo luogo gli ispira numerosi dipinti nei quali egli coglie le varizioni del tempo: la nebbia del mattino, i paesaggi invernali nei quali egli descrive il lutto della natura, nel tentativo di superare il dolore per la morte della sua Camille.

Raggiunto da Alice Hoschedé, moglie del suo primo mecenate andato in rovina, Monet con i suoi figli e i sei bambini della sua compagna, abitano due anni a Poissy dal 1881 al 1883. Partecipa alla settima mostra degli  impresisonisti nel 1882 e nel 1883 da Durand-Ruel viene presentata una retrospettiva con 56 dipinti.
Nello stesso anno scopre Giverny, villaggio situato tra l’Ile-de-France e la Normandia, dove si installa con la sua famiglia e dove vivrà fino alla morte. All’inizio viaggia moltissimo: con Renoir in Costa Azzurra e in Italia, in Olanda e a Londra. Espone a Bruxelles nel 1886 e quindi a New York, grazie a Durand-Ruel. Nel 1889 la galleria Georges Petit riunisce Monet-Rodin, in un evento che lascia il segno nella storia dell’arte. Alcuni soggiorni in Norvegia, a Venezia e nella Creuse segnano ancora la vita di questo artista errante.
Dall’autunno del 1890, il pittore trasforma la sua proprietà e compra alcuni terreni attigui. L’orto diventa una valle di peonie, di gigli, di iris, gestita da cinque giardinieri. Egli si appassiona per questo luogo, realizza un « giardino d’acqua » arricchito da un ponte, probabilmente ispirato dalla sua importante collezione di stampe giapponesi, comprendente opere di Hokusai e Hiroshige, una cinquantina delle quali sarà presentata nella mostra.
Per il suo stagno,  devia il corso dell’Epte e qui le ninfee invadono la superficie dell’acqua. Dopo il 1895 il suo giardino diventa la sua grande sorgente di ispirazione « di colpo ho avuto la rivelazione dell’incanto del mio giardino. Ho preso la tavolozza … e da allora non ho più guardato ad altri luoghi ». A partire dal 1906 il tema delle ninfee è pressoché esclusivo. I colori si fondono e si confondono in una armonia sottile.  I toni sono che una iridescenza, con la sensazione di una variazione continua. Da queste visioni vegetali, dove l’acqua affiora, il pittore spinge l’impressionismo a un’espressione quasi astratta.
Nel 1911 muore Alice Hoschedé, sua seconda compagna dal 1892. Monet le sopravviverà ancora 15 anni. E’ il 5 dicembre 1926, infatti, quando il patriarca di Giverny, a 86 anni, lascia questo mondo di cui ha tentato, sensa sosta, di trascrivere mediante colori abbaglianti, i sentimenti che la natura gli ispirava.

Alcuni temi e alcuni dipinti.
Monet dipinge per più di sessant’anni e alla fine della sua vita dà un giudizio sul suo lavoro e dichiara : « … la mia sola virtù è di aver dipinto direttamente dalla natura, tentando di trascrivere le impressioni che producevano in me i cambiamenti più fugaci ». Visse sempre non lontano dalla Senna e lungo il suo percorso ha trovato la maggior parte dei suoi soggetti : il dipinto « La Seine à Argenteuil, 1874 » (Kunstmuseum Berna) ne è testimonianza. Il suo interesse per i paesaggi e l’acqua è costante, anche lontano dal suo paese, a Londra. « Le parlement. Reflets sur la Tamise, 1899-1901 » (Musée Marmottan Monet, Parigi) sono ancora i riflessi sull’acqua del fiume londinese che egli traccia e che colora di armonie delicate dalle molteplici sensazioni. Lo studio delle iridescenze dell’acqua e dei suoi multipli luccichii trova la sua apoteosi nelle « Nymphéas, 1903 » (Musée Marmottan Monet, Parigi) e in « Le Pont japonais, 1918 » (Musée Marmottan Monet, Parigi). A parte l’acqua e il suo spettacolo sempre rinnovato, Monet è un uomo del suo tempo, egli rende omaggio con otto vedute della gare Saint-Lazare, anticamera di tutte le partenze verso i luoghi alla moda, verso la sua cara Normandia, verso Londra… « Le pont de l’Europe Gare Saint-Lazare, 1877 » (Musée Marmottan Monet, Parigi) rende chiaramente e poeticamente la vita moderna. Nella descrizione rapida del fumo si ritrona la tecnica immediata del pittore impressionista. I giochi di vapore sottolineano le strutture metalliche del ponte.
La mostra Claude Monet  della Fondation Gianadda, grazie a prestiti prestigiosi, offre al pubblico un viaggio dove la realtà è ricomposta a partire dalla luce a cui l’artista fa subire infinite variazioni. Un invito allo studio della natura, dei paesaggi, dell’urbanismo con la preoccupazione di captare il reale nelle apparenze più sfuggenti. Un vero inno alla luce e al colore.

La mostra è curata da Daniel Marchesseau, Conservateur général du patrimoine di Francia. Il catalogo riproduce a colori tutte le opere esposte.



Partenaire principal de la Fondation Pierre Gianadda