NATURAE MORTAE. Maestri fotografi del ‘900
Lugano, Galleria Photographica FineArt (via Cantonale 9)
6 maggio - 24 luglio 2010

Informazioni: Irene Antonetto, responsabile eventi - Via Cantonale 9  Lugano
Tel +41.(0)91 9239657  Fax +41(0)91 9210807  mail@photographicafineart.com

Giovedì  6 maggio si inaugura a Lugano Photographica FineArt, una galleria destinata, come indicato dalla denominazione, alla presentazione della fotografia nella sua connotazione di espressione d’arte. E l’inizio avviene con una scelta di immagini dedicate alla natura morta.
Photographica FineArt nasce dall’aspirazione di Marco Antonetto a mostrare in maniera semplice ed esauriente la fotografia a quelle persone che sentono il desiderio di approfondirne la conoscenza e trovano nelle opere fotografiche un piacevole “oggetto del desiderio” da ammirare e collezionare.

Tra le quasi infinite possibilità della fotografia vi è anche quella di riesaminare temi classici percorsi ed amati da sempre dalla pittura, quali l’architettura o la natura morta. Ed è proprio dedicata alle Naturae mortae - com’erano definite nel Rinascimento - la prima esposizione di Photographica FineArt. Protagonista della mostra è quindi l’interpretazione in chiave fotografica ed attuale di ciò che proviene dalla natura tutta - sia essa virtuale o reale - e che ne è stato separato al fine di comporre un’immagine destinata a comunicare una sensazione o una riflessione.

A volte è il bianconero della stampa ai sali d’argento a trasmettere la purezza di un vegetale o l’evanescenza di un fiore o la tensione di qualche sigaretta spenta; a volte invece è il colore - ora nelle tinte pastello ora in tutta la sua forza - a esprimere il fascino di una composizione che richiama i grandi artisti del passato, da Caravaggio a Willem Claesz, da Giovanna Garzoni a Jan Brueghel fino a Paul Cézanne e oltre, e che raduna e rappresenta oggetti, frutta, fiori, animali e altro ancora.
Protagonisti  della mostra sono quindi le idee fatte immagini di fotografi più o meno noti tra cui Edward Weston, Mario Giacomelli, Luigi Ghirri, Paulette Tavormina, Tillman Crane, Man Ray, Irving Penn e molti altri. Tutti, comunque, da scoprire visitando le sale dell’esposizione.

La fotografia è entrata ufficialmente a far parte delle arti visive inizialmente negli Stati Uniti all’inizio del 900 e quindi in Europa dove la sua accettazione è stata più lenta, ma inevitabile. Dotata di immense potenzialità creative, l’opera fotografica nasce nella mente dell’artista e, grazie alle sue capacità tecniche ed espressive, si traduce in immagine per mezzo dell’apparecchio fotografico (strumento dell’arte) sulla pellicola e quindi sulla carta. Processo intellettivo e tecnico, quindi: é brevissimo il tempo per sensibilizzarlo quanto é lungo e complesso il processo per materializzarlo.

Le opere esposte
Tra i grandi maestri della prima metà del Novecento spicca l’americano Edward Weston, di cui sono esposte due opere Cabbage e Pepper #30 stampate dal figlio Cole con incredibile bravura.  Dello stesso periodo è una rara solarizzazione di Man Ray che racchiude le stesse noci impiegate assieme al suo Dunhill per un’altra sua famosa composizione. Dai grafismi del Bauhaus di Dessau prendono vita tre piccoli ma deliziosi studi di uova di Irene e Herbert Bayer. Molto più romantico uno still-life con acqua di Herbert List (Ascona del 1936). Infine un vaso di fiori illuminato surrealmente esprime la visione sentimentale dell’ungherese Emery Revers-Biro.
Unico italiano in mostra a rappresentare il primo Novecento é Italo Bertoglio, maestro del modernismo fotografico, con una stampa al bromuro d’argento con forte effetto flou.

La seconda parte del Novecento inizia con alcuni artisti italiani: in ordine cronologico partiamo da  Mario Giacomelli con quattro opere assolutamente da vedere, di cui una “vera” natura morta realizzata negli anni Settanta su carta a colori. A seguire ecco Luigi Ghirri con due splendide composizioni “vintage” firmate e datate (Psiche e Capri), mentre di Mario Cresci, fotografo che ha sempre saputo trasmettere fotograficamente il pensiero concettuale, è presentata una famosa natura morta con finestra (Matera, 1974). Mario Carrieri, divenuto famoso per il libro “Milano, Italia” del 1959, ha poi proseguito la carriera eseguendo con grande maestria opere più classiche, dalle quali proviene la foto di una bella maschera africana eseguita per il libro “La mia Africa” di Karen Blixen pubblicato da Olivetti. Tra gli italiani, ancora Giorgio Lotti con un lavoro sull’ambiente, svolto negli anni Settanta e composto con transfert sulla gelatina. Ultimo non per merito, ma per periodo, è il famoso Einstein o cipollino di Mauro Cinquetti, primo progetto grafico per la campagna della Esselunga.
Tra le opere degli artisti stranieri del secondo Novecento spicca Cigarettes 123 di Irving Penn, opera di grande formato al platino-palladio e montata su alluminio. Sempre stampate al platino- palladio sono le immagini a metà tra la “natura morta” e lo still-life di Tillman Crane, artista americano di grandissima bravura tecnica e compositiva, allievo di Minor White. Le sue opere in mostra sono tutte pubblicate su “Structure”, il suo libro di maggior successo. E, ancora, una pregevole stampa al platino dell’americana Jan Groover, i cui lavori sono spesso presenti nelle gallerie di arte contemporanea. Le opere in bianco e nero vedono poi un vintage di Ansel Adams Leaf e due fotografie della bravissima Flor Garduño, la famosa Los limones ed una inedita con il simulacro di un Orchetto Marino.
Particolarmente significativo è inoltre l’omaggio, con una quindicina di opere a colori, ad una particolare artista americana di origine italiana, che vive e lavora a New York, Paulette Tavormina, che ha alle spalle molti anni di fotografia commerciale ed è considerata un maestro assoluto nello still-life. Estremamente colta, ha studiato con passione la pittura rinascimentale, manierista e barocca ed ha improntato il suo lavoro sulla rivisitazione fotografica delle famose Naturae mortae del Cinque, Sei e Settecento coniugando magistralmente tecnica e creatività con risultati sorprendenti.
Per finire ricordiamo altre opere a colori: un lavoro quasi surreale di Martin Parr, un Anthurium del 1985 di Sheila Metzgen, stampa Fresson a colori, e due grandi stampe degli anni 90 su C-Print della californiana Jo Ann Callis.

Tutte le opere sono corredate da schede tecnico-descrittive.