CAPOLAVORI DELLA PHILLIPS COLLECTION WASHINGTON

Martigny, Fondation Pierre Gianadda

27 maggio - 27 settembre 2004

La celeberrima Colazione dei canottieri di Renoir con altri cinquanta capolavori dell’arte europea, gioielli della Phillips Collection di Washington, saranno oggetto di una rassegna eccezionale alla Fondation Pierre Gianadda in Svizzera, unica tappa in Europa di un gruppo di opere prestigiose (dal 27 maggio al 27 settembre 2004).

Dipinti di Cézanne, Courbet, Daumier, Degas, Van Gogh, Monet e di altri ventisette artisti sono stati concessi per questo importante appuntamento. «La Phillips Collection ha come scopo di far conoscere i capolavori dell’arte» - ricorda il suo direttore Jay Gates, che inserisce questo evento nella lunga tradizione della Collection. «Quando è stato chiaro che avremmo dovuto trasferire una parte delle nostre collezioni per una serie di lavori di rinnovamento e di ampliamento che avevamo in programma, abbiamo approfittato dell’occasione per estendere questo nostro impegno, puntando a presentare a un pubblico nuovo opere significative come la Colazione dei canottieri, piuttosto che raccoglierle in un deposito dove nessuno avrebbe potuto ammirarle.»

Uno sguardo sulla mostra
La mostra comprende più di cinquanta tele della Phillips Collection: opere di Van Gogh, Cézanne, Monet, Degas, Gauguin, Picasso, Bonnard, Klee e di altri pittori europei, oltre ad una scultura di Giacometti. Essa propone un approccio originale alla pittura : Duncan Phillips, infatti, non vedeva nel modernismo una rottura con il passato, ma piuttosto la sua continuità. Il suo percorso di collezionista non aveva nulla di enciclopedico; per lui si trattava piuttosto di mettere assieme opere che avessero risonanze reciproche e di rivelare gli accordi visivi che legavano l’arte del suo tempo a quella del passato. Così, pur sviluppandosi la mostra tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, vi saranno proposti anche artisti più antichi come Delacroix, Ingres, El Greco o Chardin, che Duncan Phillips considerava dei veri e propri precursori.
Oltre alla Colazione dei canottieri (1880-1881) - «il Renoir che ci vuole!», diceva Duncan Phillips -, diventato oggi il simbolo stesso della Collection, la mostra consentirà di ammirare tre Van Gogh, tra cui, in particolare l’Ingresso del giardino pubblico di Arles (1888) acquistata nel 1930, l’anno in cui Phillips decise di estendere il museo a tutta la sua casa; il Vaso di zenzero con melagrane e pere (1890-1893) di Cézanne, donato a Claude Monet; la Stanza blu (1901) di Picasso, tipica della sua tavolozza quasi monocroma del « periodo blu »; così come l’Album fotografico (1937) di Paul Klee, una delle tredici tele dell’artista appartenenti alla Collection, raccolte tra il 1938 e il 1948, che hanno ispirato numerosi artisti americani, come Richard Diebenkorn, Kenneth Noland e Marc Tobey.
Opere più datate illuminano poi questo viaggio attraverso l’arte moderna, permettendo di comprenderne l’evoluzione, secondo la visione di Duncan Phillips. Possiamo citare San Pietro pentito (circa 1600-1605) di El Greco, il Piatto di prugne (1728 ca) di Chardin, il Paganini (1831) di Delacroix, o ancora la Piccola bagnante (1826) di Ingres.

Storia della Phillips Collection
Phillips ha consacrato la sua vita - con i suoi scritti, le sue amicizie e, certamente, la sua collezione, celebre oggi in tutto il mondo - a condividere con il più gran numero di persone la sua passione per l’arte e la sua gioia di collezionista. Nel 1918, a seguito della morte di suo fratello, che giunge a soli tredici mesi dalla morte del padre, Duncan decide di fondare un museo a loro memoria.
In numerosi scritti sull’arte, egli si era già scoperto questa vocazione di « interprete e di tramite tra il pubblico e l’immagine », convinto che « l’arte deve abbellire la vita ». Così il primo obiettivo del museo doveva essere quello di comunicare al pubblico la propria comprensione degli artisti e del loro percorso.
Quando nel 1921 il museo apre al pubblico su due piani della casa di famiglia a Washington, Phillips ha già acquistato 240 opere. Presenta opere di pittori francesi – Monet, Sisley, Fantin-Latour – e di artisti americani contemporanei – Ryder, Whistler, Luks, Hassam.
È il primo museo degli Stati Uniti che abbia dedicato la stessa importanza all’arte moderna e al lavoro degli artisti viventi. Alcuni dei capolavori più significativi sono giunti presto nella Collezione. Le prime liste di acquisti sono eloquenti, comprendendo opere come il Piatto di prugne di Chardin o la Strada di Vétheuil di Monet. La Colazione dei canottieri è acquisita nel 1923, l’Insurrezione di Daumier e la Montagna Sainte-Victoire di Cézanne nel 1925.
Duncan Phillips non fu tanto un collezionista dotato di capacità particolari e nemmeno cercò di definire i canoni del modernismo. La sua collezione era innanzitutto il risultato dei suoi gusti, del suo amore per il colore e della consapevolezza dell’universalità dell’arte, al di là del tempo e dei confini. Come scrisse Robert Hughes, « Phillips era l’esempio stesso del collezionista "visivo". Aveva un bisogno psicologico del colore, della gioia della luce, dell’intelligenza sensoriale che emana da un’arte fondata sul colore. Il colore acquieta, consola, dà accesso all’Eden ». Egli rimase sorpreso, anzi spaventato, al New York Armory Show del 1913, prima mostra negli Stati Uniti consacrata al cubismo, al fauvismo, all’impressionismo e al post-impressionismo, che egli descrisse come « sorprendente per la volgarità ». Ma la sua percezione della modernità nell’arte si è evoluta nel tempo e la sua recettività successiva ai post-impressionisti finì per educare e affinare il suo occhio, portandolo a una comprensione più ampia dell’arte moderna.
Verso il 1930, tra le oltre seicento opere della Collezione, si trovano due capolavori di Cézanne, il primo dei tre importantissimi Bonnard che l’arricchiranno, il primo Picasso, così come opere contemporanee di artisti americani del Gruppo degli Otto o vicini al critico e fotografo Alfred Stieglitz.
Nei trent’anni successivi Duncan Phillips continua ad ampliare la collezione con acquisti fondamentali di pittura europea e americana, che riflettono la continua evoluzione della sua sensibilità estetica. La sua comprensione si avvale prioritariamente di una «visione d’insieme» e dell’idea che è il colore il principale elemento strutturale dell’opera. È questo che dà alla collezione la sua unità.
Alla fine degli anni cinquanta, sensibile alla forza emotiva del colore nell’opera di Mark Rothko, Phillips acquista quattro tele dell’artista e nel 1960 ne fa il fulcro dell’allestimento delle nuove sale del museo. Concepita come un invito alla meditazione, la sala Rothko è servita da esempio per altre presentazioni del lavoro dell'artista.

Il catalogo della mostra, bilingue francese-inglese, a cura di Johanna Halford-MacLeod e Eliza Rathbone riproduce a colori tutte le opere esposte.
In vendita a CHF 45.- (circa euro 30,00).