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PICASSO
- SOTTO IL SOLE DI MITRA
29 giugno - 4 novembre 2001
Martigny, Fondation Pierre Gianadda
Da lungo tempo la
Fondation Pierre Gianadda di Martigny desiderava proporre nei suoi spazi
una mostra dedicata a Pablo Picasso. Ora, finalmente, la rassegna va prendendo
forma, sulla base di un progetto molto originale, che si sviluppa attorno
ad un tema preciso strettamente legato alla storia di Martigny e in particolare
alla presenza sul suo territorio di un Mithraeum recentemente portato
alla luce.
Negli ultimi anni
dell'Impero Romano, il culto di Mitra, di origine asiatica, si diffuse
all'interno delle armate romane, spesso composte da mercenari di origine
orientale, e le migliaia di mitrei, cioè di santuari dedicati
a Mitra, costruiti lungo le strade romane, tra i quali si colloca quello
di Martigny, documentano la forza di questo culto che, durante la sua
espansione, sembrò addirittura minacciare il cristianesimo.
La sua forza di attrazione
veniva dal fatto che, fondata sul sacrificio del toro, essa si inseriva
in una lunga tradizione culturale, di cui i tori dipinti nelle grotte
preistoriche sono l'origine remota e di cui le corride, i minotauri e
le tauromachie di Picasso (ben 35 mila anni dopo) costituiscono (almeno
per ora) la tappa conclusiva.
Nel neolitico, infatti,
si moltiplicano le rappresentazioni che, nelle grotte, vedono gli uomini
confrontati con la figura dominante del toro. La venerazione dell'animale,
incarnazione delle forze maschili di natura selvaggia e della fertilità,
è una delle manifestazioni religiose comuni a numerose culture
europee. Nell'età del bronzo, le forme di culto si traducono in
particolare nel confronto diretto tra l'uomo e il toro. Nascono così
le prime tauromachie, riti e sport nello stesso tempo, destinate a sopravvivere
fino ai nostri giorni in Spagna e nel sud della Francia, ma anche nella
stessa Martigny nei tradizionali combats des reines (lotte tra
mucche) che si tengono all'inizio dell'autunno.
Sull'isola di Creta,
e precisamente a Cnosso e a Tirynto, secondo la mitologia del re fondatore
Minosse, trovano particolare diffusione verso il 1400 a. C. gli affreschi
raffiguranti acrobati sui tori. Nella Grecia classica, nel V secolo a.C.,
i fregi del Partenone raccontano le processioni che accompagnano il sacrificio
del toro. Si ritrova poi questo immaginario nella scultura romana. Oltre
al culto di Mitra, l'età gallo-romana perpetua l'immagine del dio
taurino, di cui Martigny possiede un magnifico esempio nella celebre Testa
di toro tricorne.
Tutta l'opera di Picasso,
che domina il nostro secolo dal 1901 fino alla sua morte, tanto nella
sua iconografia che nel suo stile, rivela una sorprendente fedeltà
a questo immaginario sacro, di cui fu frequentatore abituale. Una straordinaria
memoria visiva nutrita da una conoscenza profonda delle origini classiche
della sua cultura, l'hanno condotto a dare nuova vita, attorno all'immagine
del toro, a uno dei patrimoni più antichi della religiosità
del continente europeo.
Allevato, potremmo
dire fin dalla prima infanzia, per le sue origini andaluse, nel culto
del dio toro, egli non smetterà mai di disegnarne, dipingerne o
scolpirne le sembianze, volta a volta mostruose o antropomorfe, devastanti
o foriere di protezione. Dopo aver moltiplicato nella sua pittura e nell'opera
disegnata le scene della corrida, di cui fu appassionato tifoso dagli
anni infantili a Barcellona fino alla vecchiaia a Nîmes, Picasso
diede a questo culto del dio toro un particolare senso tragico. Ben conscio
del valore sacrificale delle grandi religioni antiche, negli anni Trenta,
all'avvicinarsi della grande guerra, egli sviluppa la serie della minotauromachie,
in cui il dio animale e virile è spesso accostato alla figura di
una giovane donna. A questo proposito Georges Bataille, in uno scritto
rimasto celebre, individua un riferimento diretto a Mitra il cui culto,
proprio in quegli anni, viene scoperto e analizzato dalla nuova scienza
dell'antropologia. Durante gli anni della guerra questa visione si fa
più tetra, accostata anche al tema del cranio e del Golgota. Nello
spirito di Picasso, il culto del toro sembra indissolubile dal sacrificio
dell'Uomo che egli rappresenterà nella indimenticabile Crocifissione
del 1930.
Oltre a questo capolavoro,
saranno in mostra numerose altre opere fondamentali prestate eccezionalmente
dal Musée Picasso di Parigi, tra le quali le serie delle Corride,
delle Tauromachie, dei Minotauri, affrontate da Picasso
in pittura, incisione, scultura, ceramica, così come la straordinaria
Testa di toro, composta da un manubrio e da una sella di bicicletta.
Tutte queste opere,
un centinaio in tutto, saranno messe a confronto diretto con una scelta
di opere preistoriche e dell'antichità, provenienti dai dipartimenti
delle antichità orientali e greco-romane del Musée du Louvre,
dal Musée des Antiquités Nationales de Saint Germain en
Laye, dal Musée d'Arte et d'Histoire di Ginevra, così come
da altre istituzioni e collezionisti privati.
In passato il rapporto
tra Picasso e il mediterraneo e il mondo greco in generale, è già
stato tema di esposizioni, ma è questa la prima volta che è
possibile proporne un confronto stringente, partendo da opere (sia antiche
che di Picasso) scelte con grande cura, in una esposizione che si annuncia
come un'esperienza visiva e intellettuale senza precedenti.
La rassegna è
curata scientificamente da Gérard Régnier, direttore del
Museo Picasso di Parigi, dove avrà una seconda tappa dal 27 novembre
2001 al 4 marzo 2002. Al catalogo, che riprodurrà tutte le opere
esposte, collaborano, sotto la guida di Régnier, prestigiosi studiosi
d'arte e d'archeologia, come Pierre Perrin, Annie Caubet, Alain Pasquier,
Dominique Dupuis-Labbé e François Wiblé.
Per tutta la durata
della mostra, nelle sale del Vieil Arsenal della Fondation Pierre Gianadda
saranno proposte le fotografie di Picasso scattate da David Douglas Duncan.
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