GIOVANNI BATTISTA PIRANESI. Opera grafica
17 febbraio - 1 maggio  2011
Chiasso, m.a.x.museo (via Dante Alighieri 6)

Mostra  a cura di:
Luigi Ficacci
Nicoletta Ossanna Cavadini

 

All’interno del filone relativo alla “grafica storica”, il m.a.x. museo di Chiasso propone una prima svizzera: l’esposizione dedicata alle incisioni di Giovanni Battista Piranesi (1720-1778) accompagnate dalle matrici in rame che le hanno generate. Fra l’immensa produzione calcografica piranesiana, sono proposte in mostra le rappresentazioni che costituiscono la più radicale innovazione volta ai valori dell’utopia e della modernità. Sono infatti esposte le stampe che nel Settecento mostrarono un mondo sconosciuto e non immaginabile, e che grazie alla loro suggestione - di inaudita potenza -, hanno saputo esercitare un importantissimo riferimento artistico nella cultura contemporanea.

In mostra sono presentate  una sessantina di incisioni, da una prima selezione delle invenzioni originali di Architetture e Prospettive (1743-50) e Fantasie architettoniche (1749), alla raccolta dei Grotteschi (1747-49), delle Carceri (1745-60) e dei Trofei (1743), per terminare con una scelta fra le più significative rappresentazioni delle Vedute di Roma (1748 e segg.) e Antichità Romane (1756). Accompagnano l’esposizione cinque matrici incise, poste a raffronto dell’opera a stampa; “rami” che permettono di comprendere la grande abilità esercitata a bulino dal maestro del primo neoclassicismo. Mai prima di allora la lastra calcografica aveva prodotto immagini con una resa degli effetti così ricca ed espressiva, e con una capacità di variazione del chiaroscuro in grado di  “trasformarsi in un’equivalenza del colore”.

L’esposizione delle “matrici piranesiane” è possibile grazie alla collaborazione e al prestito concesso dall’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma, unica istituzione a possederle e a detenere in esclusiva il diritto di riproduzione delle incisioni di Giovanni Battista Piranesi, e dalla Fondazione Antonio Mazzotta di Milano che possiede le “editio princeps”.  

La mostra è curata da Luigi Ficacci, uno dei maggiori studiosi italiani di Piranesi che ha dato alle stampe l’opera completa della produzione piranesiana, e da Nicoletta Ossanna Cavadini direttrice del m.a.x. museo.

Accompagna l’esposizione un catalogo, curato da Luigi Ficacci e Nicoletta Ossanna Cavadini,  pubblicato dalla casa editrice Mazzotta di Milano, pp.128, in vendita a Fr. 38.- o Euro 28.-. Nel catalogo sono riprodotte tutte le opere esposte in mostra e vi sono le prefazioni di Maria Antonella Fusco, Direttrice dell’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma, e di Gabriele Mazzotta per la Fondazione Antonio Mazzotta; seguono i contributi di Luigi Ficacci, Nicoletta Ossanna Cavadini, Augusta Monferini e Ginevra Mariani. Tutta la manifestazione è stata realizzata con il sostegno del Dipartimento Cultura Educazione e Sport del Cantone Ticino, della Banca Stato e dell’AGE.

GIOVANNI BATTISTA PIRANESI
Giovanni Battista Piranesi,veneziano di nascita e di formazione, ebbe i natali nel 1720 in una di quelle famiglie dove coesistevano vita artigianale, ricerca del nuovo e profonda fede. Il padre, scalpellino, e lo zio Matteo Lucchesi, ingegnere ed architetto, furono i suoi primi insegnanti. Il fratello Angelo, monaco certosino, gli insegnò ed infuse la passione per la storia romana e il latino.  A Venezia Piranesi studia pittura dai fratelli Valeriani e dai Bibbiena, virtuosi artefici di fantastiche strutture teatrali e, per un breve periodo, frequenta lo studio del Tiepolo. In questo periodo risulta inserito nell’importante cerchia culturale di Tommaso Temanza. All’età di vent’anni, in qualità di disegnatore al seguito dell’ambasciatore veneziano Foscarini, Piranesi è a Roma, ove non tarda a subirne il fascino. Nella città santa inizia a frequentare l’ambiente dell’Accademia di Francia e a collaborare con Giovanni Battista Nolli alla stesura della pianta di Roma. Nel contempo studia incisione con il celebre Giuseppe Vasi, esecutore pedestre delle vedute di Roma,  qui approfondisce la conoscenza della tecnica dell’acquaforte. Ben presto però, il suo spirito ribelle e innovatore lo porta a proseguire per proprio conto. In questo periodo pubblica il suo primo ciclo di incisioni, Prima parte di Architetture e Prospettive (1743) completata da una edizione uscita nel 1750, con la denominazione Opere varie di architettura (o Fantasie architettoniche). Nello stesso anno dà alle stampe anche i Grotteschi  o Capricci, disegnati nel 1745 su influenza della contemporanea cultura francese. Entra in contatto con Giuseppe Bianchini che lo presenta a mons. Giovanni Gaetano Bottari e successivamente entra nell’Arcadia con lo pseudonimo di Salcindio Tiseio. Nel 1748 Piranesi incomincia a lavorare alle Vedute di Roma, che gli procureranno particolare fama nonché i primi lauti guadagni; non a caso  la loro produzione continuerà fino al 1778, anno della sua morte. A partire dal 1745 Piranesi  inizia ad incidere la rivoluzionaria serie delle Invenzioni di Carceri all’acquaforte, pubblicata a Roma dall’editore Buchard nel 1749-50, poi rinnovata con il titolo Carceri d’invenzione (1760). Sempre a metà Settecento si sposa con Angela Pasquini, giovane a servizio della famiglia Corsini, dalla quale avrà diversi figli: Laura, Francesco incisore, Faustina morta giovane, Angelo e Pietro che continueranno l’attività paterna. Nel 1753, in disputa con il conte Caylus che sosteneva il primato della Grecia su Roma, Piranesi incide il volume dei Trofei di Ottaviano Augusto, tavole espressamente rivolte a dimostrare il carattere insuperato dell’arte decorativa romana. Nello stesso periodo entra in contatto con il circolo britannico di William Chambers e di Robert Adam in particolare. In questo clima culturale pubblica nel 1756 le Antichità romane: quattro tomi che segnano un momento di svolta nella storia dell’archeologia romana. L’anno successivo lavora alla pianta di Campo Marzio. Le onorificenze non tardano ad arrivare: membro onorario della Royal Society of Antiquaries di Londra, nel 1762 socio di merito dell’Accademia di San Luca e cinque anni dopo il titolo di Cavaliere dello Speron d’oro. In questo periodo intrattiene una fitta corrispondenza con Sir William Hamilton, ambasciatore inglese a Napoli. Dal cardinale Rezzonico riceve invece l’incarico della trasformazione della Chiesa di Santa Maria del Priorato sull’Aventino, unica sua opera architettonica. Poco prima aveva dato alle stampe il volume Della Magnificenza e Architettura de’ Romani (1761) approfondendo quanto già esposto nelle Antichità. Nel 1769 pubblica l’ultimo saggio polemico riguardante le Diverse maniere d’adornare i camini ed ogni altra parte degli edifizi. Muore a Roma all’età di 58 anni, ma il suo apporto alla visione innovativa dello status dell’arte e della tecnica dell’acquaforte fu tale che è considerato, ancor oggi, uno dei grandi maestri della grafica.