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IMMAGINI SANTE. Il Maestro Denis, Rublev e gli altri
Galleria Nazionale Tretiakov Mosca
Martigny, Fondation
Pierre Gianadda (Rue du Forum 59 - 1920 Martigny - Svizzera)
3 dicembre 2009 - 13 giugno 2010
Informazioni : 0041.27.7223978
(in Italia : 031.269393)
Sito internet: www.gianadda.ch
Per la terza volta la Fondation Pierre Gianadda ha il grande privilegio di esporre delle icone russe della Galleria nazionale Tretiakov di Mosca, il principale museo dell’arte nazionale russa. Essa porta il nome di Pavel Tretiakov (1832-1898), mercante russo e imprenditore che ne fu il fondatore. Proprietario di una azienda tessile a Kostroma, di edifici d’abitazione a Mosca e di magazzini che vendevano drappi e tessuti di lino, Tretiakov aveva per l’arte una vera passione. All’inizio della sua attività di collezionista, aveva 28 anni, scrive nel suo testamento « Impegno il mio capitale di 150.000 rubli nella costruzione a Mosca di un museo d’arte o di una galleria dedicata alla pittura… ». Per oltre quarant’anni acquista ciò che c’è di meglio nell’arte russa e in particolare le 62 icone, che costituiscono l’inizio della collezione unica di antica arte russa custodita alla Galleria Tretiakov. All’inizio tutte le opere sono esposte nella sua casa, ma a partire dalla fine degli anni sessanta, la sua pur ampia abitazione non è più in grado di contenere le opere acquistate. Così nel 1874 viene costruito un edificio destinato alla collezione che alcuni anni dopo deve già essere ampliato. Nel 1890 la Galleria conta più di 40 sale e nel 1892 Pavel Tretiakov offre tutto alla città di Mosca. La società russa accoglie la notizia di questo generoso dono con entusiasmo e lo testimonia con una riconoscenza profonda a questo mecenate d’eccezione.
Il Maestro Denis et Andrej Rublev
Nel 1998, con « Le icone russe » esposte alla Fondazione si potevano scoprire i temi cristiani tradizionali e della scene veterotestamentarie. Nel 2000 con « I santi russi » l’attenzione veniva focalizzata su personaggi di rilievo, beati e santi, che permetteva al pubblico un approccio alla storia russa, grazie all’iconografia con i suoi racconti, i suoi eroi e i suoi martiri.
Con questa nuova rassegna, che si compone di 64 opere, saranno presentati i temi tradizionali dell’Antico e del Nuovo Testamento, così come i dottori della Chiesa, gli apostoli, ecc. Spazio particolare è riservato ai pittori che hanno segnato questa arte religiosa e in particolare a Maestro Denis e Andrej Rublev. Quest’ultimo, canonizzato nel 1988, è un monaco nato verso il 1360 e morto verso il 1430. Fu assistente di Teofano il Greco e la sua opera perpetua la tradizione bizantina. Egli si libera da canoni greci per lasciare spazio alle influenze locali. Elimina i particoalari narrativi per costruire composizioni dagli equilibri sorprendenti. Il suo ascendente è tale che il « Concilio dei cento » alla fine del XV secolo impone le sue opere come esempi fondamentali della chiesa ortodossa russa. La sua celebre Trinità, eretta a simbolo ed entrata alla galleria Tretiakov nel 1929, è ormai un oggetto di culto da parte dei visitatori. Anche Maestro Denis vive nel XV secolo e il suo atelier partecipa alla decorazione di numerose chiese. Il suo scopo è « rappresentare la bellezza che non è di questo mondo » e contribuire alla elevazione morale e spirituale del credente.
Storia dell’icona russa
La Russia diventa crisiana alla fine del X secolo, quando lo Stato di Kiev impone la sua autorità ai territori russi. Nel 980, Vladimir ottiene il titolo di gran principe di Kiev. In quei tempi egli si rivolgeva ancora agli idoli, poi decidendo di optare per una religione monoteista, esita per un certo tempo tra l’islam e il cristianesimo. Finsce per scegliere l’ortodossia, sedotto dalla bellezza della sua liturgia e la magnificenza delle sue chiese. Per stabilire un’allenza con la potente Bisanzio, sposa Anna, sorella dell’imperatore Basilio II, riceve il battesimo nel 988 e impone il crisianesimo a Kiev. Nel corso dei secoli seguenti, la Russia non assimila solo la concezione crisiana, ma anche le tradizioni relative alla pittura delle icone. I russi conserveranno i legami culturali ereditati da Bisanzio, ma non si accontenteranno di essere copisti senz’anima o semplici imitatori. Al contrario, rispettando i canoni dell’iconografia, sapranno creare una propria figurazione.
L’icona russa si sviluppa dal XII secolo verso un’espressione artistica unica nel suo genere, arricchita dal punto di vista dell’immagine e del contenuto. Pskov e Novgorod sono luoghi importanti della creazione delle icone dagli inizi del XII secolo, poi, a partire dal XIV secolo, è Mosca a prevalere anche in questo e Maestro Denis e quindi Rublev contribuiscono ad una nuova storia della scuola di Mosca. Più tardi, dopo l’annessione di Pskov nel 1510 e l’incendio di Novgorod nel 1547, gli artisti si rifugiano nella capitale moscovita e così la scuola di Mosca assimila definitivamente l’eredità degli atelier regionali.
Creazione di una icona
Per i maestri antichi, la pittura, o come si dice in russo la scrittura dell’icona è una creazione. Una creatività che è sottomessa a manuali e codici, cui i pittori di icone sono strettamente tenuti. Nelle icone, ogni atteggiamento del corpo, ogni gesto della mano, ogni abito, ogni colore, ogni drappeggio, ogni edificio hanno un significato preciso. Le immagini non si limitano a rappresentare un personaggio o un avvenimento sacro, ma danno una interpretazione simbolica conforme ai pensieri dei Padri della Chiesa. Vi si trovano i temi legati alle grandi feste dell’anno liturgico ortodosso o agli espisodi della vita dei santi o alle scene dell’Antico Testamento.
Qualche dettaglio tecnico
Prima di iniziare la sua opera, il pittore di icone doveva tenere una vita pia e osservare un periodo di digiuno. L’icona è dipinta su una tavola di legno, di cui si dice che ricordi la croce del Cristo. La superficie è ricoperta da una tela di lino, poi da una preparazione a base di gesso mescolato a colla di storione, il levkas, stesa a più strati con l’aiuto di un dente d’orso. Per la pittura si mescolano i pigmenti e si stemperano nell’acqua addizionata d’uovo. Per conservare la luminosità del colore, si ricopre il tutto con uno strato di vernice. Il fondo dell’icona è realizzato con l’oro che ricorda la luce eterna.
Alcune opere esposte
La più antica icona esposta nella mostra data al XIV secolo e rappresenta Il Santo Volto (acheropita: non fatto da mano d’uomo): secondo la tradizione il Cristo lascia miracolosamente il suo vero volto impresso sul sudario con cui la Veronica gli asciuga il volto durante la salita verso il Calvario.
Alcune scene dell’Antico Testamento - L’albero di jesse ; La Santa Trintà o La creazione del mondo -introducono alla vita di Gesù evocata in numerose immagini sante con Il Battesimo, La Trasfigurazione, L’entrata in Gerusalemme, ecc. Alcuni episodi poi si riferiscono alla vita di Maria: La presentazione al Tempio, La Santa Madre di Dio mentre allatta, ecc.
I visitatori potranno godere di una vasta panoramica che copre un periodo che va dal XIV al XVII secolo e familiarizzare con questa teologia proposta dalle icone russe che riflettono la bellezza di Dio e dei suoi Santi. Sono immagini sante che si situano al cuore della spiritualità ortodossa, opera inseparabile della fede vivente della Chiesa e della Parola di Dio.
« I nostri pittori di icone - scriveva nel 1916 lo scultore Trobetzkoy - vedevano questa bellezza che salverà il mondo e l’hanno resa immortale nei loro colori ».
Il catalogo della mostra, che è curata da Nadejda Bekeneva, riproduce a colori tutte le opere esposte e comprende testi di Nathalia Cheredega ed Elena Maslova, conservatrici alla Galleria Tretiakov. |