|
JACQUES TOUSSAINT
Bologna, Alliance française -
Budrio (BO), Torre dell'Acqua
22 gennaio - 27 febbraio 2011
Sull’opera di Jacques Toussaint, artista di origini francesi ma attivo in Italia dal 1971, c’è da alcuni anni una particolare attenzione da parte di un pubblico e di una critica che situano i loro interessi tra arte e design. L’artista infatti opera una ricerca che intreccia i suoi interessi per questi due ambiti e che si sviluppa con grande rigore a partire dall’acquisizione di un elemento semplicissimo della geometria, il segmento, che diventa il fondamento di un alfabeto compositivo che si articola ora sulla tela, ora nello spazio, ora, infine, nel prodotto di design. L’intento creativo che matura nelle composizioni pittoriche e grafiche, in cui il segmento diventa strumento di costruzione di un mondo estremamente regolare che vive tra quadrati e cubi, trova poi nel mondo della produzione d’arredo la possibilità di gestire il valore estetico (ma anche poetico) dell’arte dentro un oggetto-prodotto dalle caratteristiche funzionali estremamente qualificate e apprezzate.
“Sia in ambito artistico che nelle applicazioni di design, Toussaint ha cercato sempre - scrive in catalogo il curatore della mostra Luigi Cavadini - di confrontarsi con se stesso sul tema del rigore costruttivo. Le esperienze condotte sulla regolarità dei rapporti , che si esprime anche nel gioco delle simmetrie fra le parti, trova ad un certo punto intriganti esiti in costruzioni in cui le forme regolari si disarticolano generando asimmetrie di particolare interesse.”
Nella mostra è illustrato il suo percorso con una carrellata di lavori in cui si nota come ricerca artistica e ricerca funzionale si sviluppano sempre “con l’attenzione ai materiali, che vengono utilizzati ben al di là delle loro consuete destinazioni. Mi riferisco qui – scrive ancora Cavadini - all’uso dei vetri lavorati e degli specchi che costituiscono elementi fondamentali di installazioni, come Glass Works, in cui l’artista sfrutta la lavorazione industriale di essi per dare corpo ad una visione fatta di vibrazioni e di variazioni originate dalla diversa incidenza della luce sulle superfici operate del vetro (spesso reso specchiante), visione che si innesta in un contesto di ricerca che ha alla base le esperienze dell’arte cinetica e dell’optical art e che trova qui una nuova declinazione. Già abbiamo accennato all’uso del neon (nella tradizionale versione bianca o in quella, più usata da Toussaint, blu cobalto) per distribuire nello spazio dei segni-segmenti grafici che possono generare percorsi o interagire con altre presenze.”
Fondamentale, nell’economia della mostra, è l’installazione denominata stanza arcaica in cui l’artista riassume tutta la sua la sua poetica, intrecciando opere e oggetti d’arredo con sottili valenze simboliche e segnalando anche alcuni alti riferimenti (Costantin Brancusi e Luis Barragan) cui la sua opera è debitrice.
|