ALESSANDRO VERDI. Le macchie umane
29 ottobre 2013 - 17 gennaio 2014
Milano, Galleria Blu (Via Senato 18)

Orari: da lunedì a venerdì 10-12.30 / 15.30-19.00, sabato 15.30-19.00 (chiuso domenica e festivi)

Informazioni: tel. 02.76022404 e 02.76020028  - galleriablu@fastwebnet.it

Dopo la personale del 2008 (“Corpo senza Corpo”, con testo in catalogo di Stefano Crespi) torna alla Galleria Blu di Milano Alessandro Verdi, artista bergamasco fra i più interessanti della sua generazione. In mostra questa volta i suoi quaderni dipinti ed un’accurata selezione di opere recenti, in cui la macchia (una “macchia umana” possiamo definirla citando Roth) caratterizza ogni sua immagine.

La macchia umana di Philip Roth* è forza oscura, pulsione animale, inevitabilità genetica che non accetta fantasie di redenzione, e come tale è intrinseca, inerente, qualificante, esistente senza il segno o meglio prima del segno. Anche le macchie umane di Alessandro Verdi all’inizio precedono il segno, macchie Rorschach profonde e essenziali, non meno ancestrali e primordiali dell’altra, che emergono dall’inconscio nel paesaggio incontaminato della tela, dove salgono, scendono, si sciolgono, si protendono, si dividono, si moltiplicano e soprattutto si evolvono, prima di accogliere con purezza il segno e saldarsi a esso in embrioni, blastule, corpi, membra, forme, sembianti o negazioni di sembianti. Come la macchia di Roth, sono fatali ma «senza tristezza», ché anzi a volte stillano ironia e grazia quando si sdoppiano e rispecchiano, simili a cellule nelle cellule della tela, e sempre trasudano feroce vitalità, anche quando si codificano entro i confini di quaderni sfaldati in rosso, ricompattati in nero o impastati nei mattoni di un’attesa, benché sofferta, civiltà.
Con Alessandro Verdi, la Galleria Blu prosegue dunque la sua esplorazione della sottile trama che lega pittura a poesia, parola a tipo, convenzione a trasgressione, funzione a comunicazione, concetto a materia, nell’eterno caleidoscopio del gioco espressivo.

*La macchia umana, di Philip Roth, da cui sono tratte le parole citate, è edito in Italia da Einaudi.

Alessandro Verdi è nato nel 1960 a Bergamo dove ha compiuto gli studi presso l’Accademia di Belle Arti. Giovanni Testori, che lo incontra nel 1985, lo presenterà nel 1987 nella prima mostra personale alla Compagnia del Disegno di Milano. Tra i momenti del suo percorso si segnalano la mostra nel 1998 a Dachau in Germania (con testi in catalogo di Marco Vallora e Lieselotte Wacker); l’antologica alla Casa dei Carraresi di Treviso nel 1998, con una monografia nelle edizioni Electa a cura di Marco Goldin; l’esposizione alla Fondazione Mudima di Milano nel 2001 (con scritti di Philippe Daverio, Lorand Hegyi e Gianluca Ranzi); la mostra ad Anversa (Belgio) alla Mudimadrie Galerie Gianluca Ranzi nel 2007, con testo di Achille Bonito Oliva, il quale nel 2009 curerà anche: “Alessandro Verdi – Navigare l’incertezza”, evento collaterale della 53. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia; la mostra nel 2011 alla Galleria Melesi di Lecco. Nel 2012 espone alla Fondazione Mudima di Milano ed alla Halle Am Wasser dell'Hamburger Bahnhof di Berlino, con presentazione in catalogo di Gianluca Ranzi e Fredrik Foert e video realizzato da Irene Di Maggio e Raffaele Tamburri.